L'intervista

«Siccità, l’Alto Adige ora deve iniziare a risparmiare acqua» 

Maurizio Righetti, professore di Unibz, lancia l’allarme: «I nostri bacini ancora tengono ma il cambiamento climatico ci obbliga a consumarne meno e a pensare alle contromisure. Nevica meno e le nostre risorse idriche non sono più inesauribili» 


Paolo Campostrini


BOLZANO. Non piove, o meglio qualche goccia l'ha fatta, ma poco. Insomma, ormai da mesi scrutiamo il cielo alla ricerca di una nuvola che non c’è. Che possiamo fare professore? «Risparmiare». Soltanto? «Col cambiamento climatico l’efficientamento distributivo delle reti idriche è fondamentale». Altrimenti? «Succederà anche in Alto Adige quello che accade nel sud Italia: interi paesi riforniti di acqua con le autobotti. Anzi, sta già accadendo. Da almeno un paio d’anni. Per ora in contesti limitati…». E succederà sempre di più. Tanto che Maurizio Righetti, docente a Unibz alla facoltà di Scienze e tecnologie dove cura i corsi in ingegneria e costruzioni idrauliche, lancia un allarme anche riguardo quel tesoretto che ritenevamo inesauribile, barriera invalicabile contro ogni incubo da desertificazione: i bacini idroelettrici. Ancora ci peschiamo, nelle emergenze. Ma non saranno senza fine.

Come se la passano i nostri bacini?

Benino. Non benissimo.

Nel senso?

Che la loro funzione accessoria di immagazzinamento idrico funziona. Ma non sarà in eterno se continua così.

Ma devono servire anche come infrastruttura energetica no?

È questo l’altro nodo. Nel senso che i bacini sono sempre quelli. E in altri contesti climatici sono stati resi strategici per la produzione di energia. Ora, da un po’ di tempo, quella funzione che avevano sul piano della riserva d’acqua potabile o per le colture, è passata dall’essere estemporanea ad essere continua.

Con quali conseguenze?

Che sono come una coperta. La tiriamo un po’ di qua e un po’ di la ma la coperta è sempre quella. Quindi se aumentiamo la loro funzione di approvvigionamento limitiamo quella energetica. Dobbiamo esserne consapevoli .

Quando è iniziato tutto questo?

Col riscaldamento. E dunque, di conseguenza, con la mancanza di neve. Una volta nevicava di più. Ora piove di più. Una volta la neve costituiva una grande riserva d’acqua solidificata. Stava sui campi e poi rilasciava in primavera. Adesso gli effetti combinati del riscaldamento globale significano due cose: meno freddo e dunque meno neve quando invece dovrebbe cadere e fenomeni improvvisi e intensi di precipitazioni.

Che a loro volta sono responsabili di cosa?

Del dissesto idrogeologico. L’acqua tutta in una volta e in grande quantità non si accumula allo stato solido ma precipita in forze danneggiando il contesto naturale.

Cosa possiamo fare di fronte a questo quadro di cui non possiamo invertire la tendenza se non sul medio o lungo periodo rispetto all’avanzata del riscaldamento globale?

Innanzitutto prendendo atto del mutamento in atto. In alcuni casi già la politica se ne è accorta. Anche in Alto Adige. Ad esempio accettando anche il fatto che i nostri bacini, quella rete di centrali e di dighe costruite negli anni trenta e quaranta e anche oltre non ha fonti idriche inesauribili.

E una volta cambiato registro nella nostra percezione di quel tesoretto?

Agire sul risparmio. Dobbiamo consumare molta meno acqua di quanto facciamo ora. Partendo dai consumi personali. Mutare mentalità rispetto ad un bene che, soprattutto in Alto Adige e al nord in generale, consideriamo ancora dovuto.

E poi?

Questo spetta alla politica e alle amministrazioni. Mettere in campo un grande piano di efficientamento delle reti di approvvigionamento idrico. Partendo dai bisogni dell’agricoltura. Perché è in quel settore che, a cascata, la crisi idrica potrebbe trasformarsi in agricola e dunque alimentare. Devo dire che lo stesso Pnrr varato dal governo Draghi va in questa direzione. Ritiene cioè fortemente strategica la risposta di sistema alla crisi idrica. E poi i nostri impianti idroelettrici vanno valorizzati, riqualificati e mantenuti con una cura anche superiore a quella del passato.

In sintesi che ci aspetta?

Una insufficienza generale delle nostre risorse. Saranno sempre meno perché nevicherà sempre meno. E anche se pioverà lo farà fuori stagione, non in quelle fredde, dunque disperdendo le acque. E così l’acqua dovremo rincorrerla e immagazzinarla sempre e ovunque. Nel caso studiando e applicando nuove tecnologie di immagazzinamento. Ma in ogni caso la pacchia sta finendo e vedremo sempre più autobotti nei nostri paesi …













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