Spagnolli: "I sussidi sociali del Comunevengono sperperati al videopoker"

Denuncia del sindaco che annuncia una maggiore attenzione nella distribuzione degli aiuti ai bisognosi: "Ci sono decine di casi di chi riesce a vivere con la pensione minima, ma anche casi di chi ha delle entrate consistenti eppure non arriva a fine mese. Il fatto è che molti bolzanini non spendono bene i soldi che guadagnano"



BOLZANO. Il settore sociale colpito due volte dalla crisi: da una parte aumentano le persone che hanno bisogno degli aiuti pubblici, dall’altro diminuiscono le risorse. Non c’è più spazio per gli sprechi: questo significa dover spendere bene, senza buttare via nulla.
Il discorso vale anche per il Comune di Bolzano che eroga sussidi attraverso l’Assb. Il sindaco Luigi Spagnolli e il neo-assessore comunale alle politiche sociali Mauro Randi stanno già pensando a come intervenire. Spiega il sindaco: «Quella del sociale è una tematica che sarà sempre più al centro dell’agenda politica. Iniziano a emergere nuovi bisogni: basta ad esempio vedere l’emergenza delle slot-machine, il cui numero continua a crescere in tutti i quartieri della città». Preoccupa il fatto che a tentare la fortuna siano spesso i più bisognosi, anche se questo comporta intaccare un bilancio personale già ridotto ai minimi termini. E in questo senso preoccupa che anche parte dei sussidi pubblici vengano poi utilizzati per effettuare delle spese che non sarebbero necessarie: «Ci sono decine di casi - afferma Spagnolli - di chi riesce a vivere con la pensione minima, ma anche casi di chi ha delle entrate consistenti eppure non arriva a fine mese. Il fatto è che molti bolzanini non spendono bene i soldi che guadagnano». È per questo - annuncia il sindaco - che è allo studio un nuovo tipo di sostegno alle famiglie bisognose: «Non solo denaro, ma anche un sostegno per gestire le proprie uscite. Vogliamo affiancare a queste persone bisognose degli assistenti sociali che possano aiutarle a spendere bene i loro soldi. Certo, questo comporterà assumere nuovi assistenti sociali e quindi una maggior spesa per noi».
Allo stesso tempo però si pensa anche a qualche risparmio. Spiega l’assessore alle politiche sociali Mauro Randi: «Uno dei nostri obiettivi è quello di far passare il concetto che non si può vivere eternamente di sussidi». Pochi giorni fa aveva ribadito questa filosofia anche il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder, che aveva annunciato un giro di vite sul pagamento di contributi e assegni sociali, «perché - così aveva spiegato - non può essere che ci siano persone che preferiscono non andare a lavorare perché tanto ricevono i sussidi pubblici».
Randi è meno drastico, ma la filosofia di fondo è simile: «Molte persone si trovano in un periodo di crisi momentanea. Ad esempio può bastare un aiuto temporaneo per superare un’improvvisa difficoltà a livello finanziario. Oppure a un giovane rimasto disoccupato basterebbe poter riprendere a lavorare senza bisogno di un sussidio finanziario. Per questo è necessario fare un’analisi approfondita sulla gestione dei contributi pubblici, partendo da quella per classi di età. Non ha senso puntare al reinserimento lavorativo di un anziano che vive con la pensione minima, ma in altri casi è necessario. Per farlo però c’è bisogno anche del coinvolgimento dei datori di lavoro perché se le nostre piccole e medie imprese non assumono è inutile cercare di trovare un’occupazione a chi è senza lavoro. Dobbiamo cercare di convincere gli imprenditori che si andrebbe a creare un circolo virtuoso perché il lavoro crea fiscalità e la fiscalità serve a finanziare i servizi pubblici».

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