«Spagnolli rimuova le slot entro il 2012»

Provincia contro Comune, Unterberger: la legge è chiara, il sindaco non può dire che non la applica per timore dei ricorsi


di Davide Pasquali


di Davide Pasquali

BOLZANO

È guerra fra la Provincia e il Comune in tema di gioco d’azzardo. Il sindaco Luigi Spagnolli ha più volte dichiarato di non avere alcuna intenzione di rimuovere le macchinette dagli esercizi pubblici entro un raggio di trecento metri dai luoghi sensibili, per il timore di ricorsi da parte dei titolari di locali e la quasi certezza che, dinanzi al Tar, il Comune perderebbe e sarebbe pure costretto a rifondere le spese di giudizio. Durissima la replica della vicepresidente del consiglio provinciale Julia Unterberger, firmataria, assieme al collega di partito Elmar Pichler Rolle, del disegno di legge approvato la settimana scorsa, il quale delega al sindaco controlli e sanzioni in tema di gioco d’azzardo negli esercizi pubblici troppo vicini ai luoghi sensibili.

«Non è possibile - tuona il consigliere Svp Unterberger - che un sindaco dichiari che non fa il suo dovere perché ha paura dei ricorsi. Ma dove siamo arrivati? Se il sindaco applica la legge e la rispetta, chi fa ricorso lo perderà e pagherà pure le spese del procedimento».

Il sindaco Spagnolli, dopo averlo anticipato al nostro giornale nei giorni scorsi, ieri ha ribadito il concetto durante la presentazione ufficiale di Game Over, la manifestazione organizzata ad ottobre da una rete di associazioni bolzanine per sensibilizzare la cittadinanza sul gioco d’azzardo: «Potrei anche rimuovere le macchinette dai bar - ha ribadito Spagnolli - ma i proprietari, e chi ha investito nel settore, mi farebbero causa. Ben difficilmente il giudice mi darebbe ragione, se togliessi la possibilità di giocare in tutta la città. Per di più, il Comune verrebbe anche condannato a rifondere le spese legali».

Il sindaco parla di vietare le macchinette in quasi tutta la città, perché esattamente così pretenderebbero le mappe elaborate dagli informatici del municipio tenendo conto dei raggi di trecento metri dai luoghi sensibili. Tolta la zona produttiva e poco altro, in pratica non sarebbe possibile giocare in nessun altro luogo della città.

«Mi meraviglio molto delle dichiarazioni del sindaco», contrattacca ora Julia Unterberger. «La legge parla chiaro: le macchinette non in regola, ossia troppo vicine ai luoghi sensibili stabiliti dalla stessa norma, devono essere rimosse entro due anni dalla entrata in vigore dell’articolo 11 bis della legge 58/88, opportunamente modificata e approvata nel dicembre 2010. Ciò significa che devono essere tolte entro e non oltre il mese di dicembre 2012. Con il disegno di legge approvato in consiglio provinciale nei giorni scorsi abbiamo solo specificato chi sia responsabile di controlli e sanzioni. Come nel caso di altri vizi che riguardino i pubblici esercizi, così anche per quanto attiene le slot machine posizionate entro un raggio di 300 metri dai luoghi sensibili, è il sindaco a dover intervenire, intimandone la rimozione. Se poi il pubblico esercente non si dovesse adeguare, sarebbe sempre il sindaco a dover prendere le opportune misure, fino alla chiusura temporanea del locale inottemperante».

Il sindaco Spagnolli, «assolutamente non può dire che teme ricorsi e dunque non applica la legge. Anche se qualcuno cercherà di fare ricorso al Tar, la legge impone al sindaco di agire e lui deve obbedire».

Ci sarebbe un unico caso in cui non sarebbe tenuto a farlo. «Se il governo dovesse impugnare la norma». Ma l’ipotesi è remota, visto che la Consulta si è già espressa sulla legge madre del 2010 e questa seconda, appena approvata, è esclusivamente una interpretazione autentica della prima, ossia una ulteriore esplicitazione.

Inoltre, è stato lo stesso Consorzio dei Comuni, racconta Unterberger, a richiedere al consiglio provinciale tale specificazione. «Prima, quando la norma non diceva esplicitamente che responsabile di controlli e sanzioni era il sindaco, c’erano dei timori: molti primi cittadini altoatesini non se la sentivano di agire. Così, attraverso il consorzio dei Comuni, ci hanno chiesto di specificare. Adesso è meglio, perché così sono sicuri. Sanno esattamente in che termini e con che modalità procedere». Adesso, conclude, «i sindaci hanno la schiena coperta».

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