Sparatoria a New York, due giovani bolzanini testimoni del dramma

Gabriele Giovannini e Aaron Püchler: ci siamo buttati a terra per schivare i colpi. Sbarrate le strade attorno all’Empire State Building, tutti hanno pensato a un atto di terrorismo


+di Susanna Petrone


NEW YORK. Sono le 9 del mattino (le 15 di ieri in Italia) quando all’incrocio tra la Fifth Avenue e la 34esima, vicino all’Empire State Building a New York, si sente il primo colpo. «Boom». Ma non rimane il solo. A sparare è Jeffrey Johnson. È stato licenziato un anno fa. Ieri è tornato dal suo capo per chiudere il conto. L’ha seguito. Ha estratto la pistola. L’ha giustiziato. La vittima è Steven Ercolino, italo-americano di 41 anni, vicepresidente di Hazan Import, negozio dove il 58enne autore della sparatoria aveva lavorato per nove anni prima di essere licenziato. Ma Johnson non ne ha ancora abbastanza. Dopo aver finito il lavoro con il suo ex capo, il designer di accessori femminili continua a premere il grilletto. Questa volta a caso. Non importa chi verrà colpito. Alla fine verrà ripagato con la stessa moneta: la polizia gli sparerà, uccidendolo.

Storia di ordinaria follia per una città come New York, dove le sirene delle ambulanze, della polizia e dei vigili del fuoco non dormono mai. Un’esperienza traumatica per chi ha assistito alla scena, per chi ha visto il sangue sull’asfalto, per le nove persone colpite a caso, “colpevoli” di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato e traumatico anche per chi stava bevendo un caffè e all’improvviso si è gettato sul marciapiede per non essere colpito dai proiettili: questa è la storia di Gabriele Giovannetti, consigliere di circoscrizione a Bolzano e del suo amico Aaron Püchler, anche lui altoatesino. I due ragazzi, 20 anni il primo e 21 anni il secondo, alle 9 erano proprio lì, da Star Bucks, sotto l’Empire State Building. E hanno visto tutto.

Ecco il loro racconto: «Aaron è arrivato a New York solo ieri (giovedì, ndr) - spiega Giovannetti, ancora provato dall’accaduto -. Io sono arrivato un mese fa, perché frequento un corso di lingua inglese a New York. La nostra aula si trova al 63esimo dell’Empire State Building. Stavo andando a scuola, quando mi sono fermato con Aaron a bere un caffè proprio sotto l’edificio». Poi scoppia il caos: «Ad un certo punto si sentono questi colpi - ricorda Giovannetti -. Ho pensato si trattasse di un incidente stradale. Nel senso: me lo immaginavo diversamente uno sparo. Ho pensato che fosse uno scontro. Poi è scoppiato il panico. La security dell’edificio si è precipitata fuori e ha cercato di capire cosa stesse succedendo. Siamo usciti anche noi. Poi un altro sparo. Ci siamo abbassati». Gli uomini della sicurezza iniziano ad urlare “shooting, shooting, shooting”. C’è qualcuno che spara. «È stato terribile - proseguono i due bolzanini -. Hanno transennato l’intera zona. Tutto il centro è rimasto chiuso al traffico. Non ci hanno permesso di allontanarci. Poi hanno chiuso la zona e l’ingresso principale dell’Empire State Building è rimasto chiuso. C’era sangue ovunque, feriti a terra. La prima cosa che ci è passata per la testa? Terroristi, ovvio. Ce l’avevamo stampato in faccia tutti. Quando abbiamo visto che il dispiegamento dell’ordine pubblico era diventato più ampio, non abbiamo potuto fare altro che stare fermi e attendere».

Dopo qualche ora Giovannetti e Püchler possono salire al 63esimo piano. «Sono andato in classe - continua il bolzanino di 20 anni - ed è venuto il responsabile della scuola, per chiederci se eravamo tutti sani e salvi. Fortunatamente, c’eravamo tutti. Nessuno di noi è rimasto ferito. Però quasi tutti abbiamo assistito alla drammatica scena, perché stavamo venendo in classe per iniziare la lezione. Non posso dire altro: è stato terribile. Non capisci. Non vuoi capire. Non puoi accettare che qualcuno stia sparando nel bel mezzo della strada, uccidendo chi passa». Il viaggio di Giovannetti e Püchler proseguirà oggi per Washington, prima di rientrare a Bolzano.

«È stata una terribile tragedia». Così il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha definito in conferenza stampa la sparatoria avvenuta vicino all’Empire State Building a New York, nella quale sono morti l’aggressore e un ex collega contro il quale ha sparato. «Non siamo immuni dal problema nazionale della violenza con armi da fuoco», ha detto Bloomberg, che recentemente si è pronunciato a favore di maggiori controlli sulle armi a seguito della sparatoria avvenuta nel cinema di Aurora durante la prima di Batman e di quella avvenuta il 5 agosto in un tempio Sikh in Wisconsin.

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