Speed check, fioccano le prime multe

Controlli effettuati in via Cadorna e in via Galilei. Il vice comandante: adesso basta polemiche, lasciateci lavorare


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Adesso basta con le polemiche e ci lascino lavorare in pace». Il vicecomandante dei vigili urbani Martin Schwienbacher è un uomo tutto d’un pezzo, ma stavolta è arrabbiato nero e non fa niente per nasconderlo. «I consiglieri provinciali non hanno competenza sulla polizia municipale di Bolzano, città dove ogni anno si verificano 1.200 incidenti, con 350 feriti. Evidentemente, chi siede in consiglio provinciale e critica, oltre a non essere esperto della materia e a dire cose senza senso, non ha mai avuto in famiglia qualcuno che sia rimasto ferito o peggio. Il nostro unico scopo è di evitare il più possibile incidenti e soprattutto feriti. Due distinti pareri del ministero dei trasporti chiariscono che possiamo, noi come tutti gli altri Comuni italiani che lo fanno». Ergo, gli speed check ora sono entrati in funzione. Assessore e comandante avevano precisato che la cittadinanza sarebbe stata avvertita, e il comando, giovedì, ha spedito il comunicato stampa al municipio, che però non l’ha diramato, forse per non rinfocolare le polemiche scatenate negli ultimi giorni. Insomma, senza sbandierarlo ai quattro venti, fra giovedì e venerdì i vigili hanno attivato i box arancioni, prima in via Galilei, poi in via Cadorna. In un paio di ore si sono pizzicati una dozzina di bolzanini dal piede pesante sull’acceleratore; il più veloce viaggiava a poco più di settanta chilometri orari. Ieri, causa forze impegnate a gestire il traffico da mercatino, si è allentata un po’ la morsa, ma d’ora in poi il macchinario verrà montato a turno, senza preavviso, in uno degli otto box speed check presenti in città, in viale Druso, via Cadorna, corso Italia, via Claudia Augusta e arginale. Che gli speed check funzionino, nel senso che assolvono perfettamente al loro scopo, secondo il vicecomandante è provato da almeno due cartine di tornasole. Intanto, si sono eseguiti centinaia di controlli, ma si sono pizzicati solo una dozzina di indisciplinati (in via Cadorna nessuno, tutti in via Galilei). E poi, anche se i dati ancora non sono completi, si stanno effettuando anche altri tipi di rilevazioni. Non per sanzionare, bensì per monitorare le velocità di chi transita. «La prossima settimana avremo a disposizione i dati completi e li diffonderemo». Prima di introdurre i box arancioni, i rilievi erano stati disastrosi. «Già nei giorni scorsi, anche senza i macchinari per la rilevazione della velocità dentro, i soli box degli speed check hanno fatto sì che gli automobilisti rallentassero molto». Ora, a multe partite - le prime sono già state spedite - gli effetti saranno ancora più importanti.

Tre gli aspetti ora da prendere in considerazione. Primo: nonostante un ordine del giorno del consiglio provinciale e le interrogazioni urgenti in Comune, il sindaco e la giunta non hanno fatto marcia indietro. «Nessuna norma dice che sono illegittimi», spiega l’assessore Peintner. Secondo: il primo effetto politico-pratico è che ieri il consigliere provinciale Alessandro Urzì ha annunciato un esposto alla corte dei conti, alla procura e al commissariato del governo. Ritiene gli speed check non a norma e chiede di indagare su un eventuale danno erariale. Terzo: i bolzanini sono pronti al ricorso, almeno a giudicare dai commenti del popolo di Facebook. Solo ieri 20 mila visualizzazioni della notizia riguardo all’accensione degli speed check. Ma Schwienbacher ammonisce: «I pareri del ministero sono chiari: lo speed check attivo dev’essere sì presidiato, nel senso che entro 100 metri deve esserci una pattuglia, ma non occorre che sia visibile a chi transita e non occorre la contestazione in situ». La contravvenzione arriva a casa.

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