Speed check, primo giorno tra frenate e ansia da vigili

Apertura di credito dei bolzanini «purché non si rivelino un bancomat comunale» Automobilisti attenti ai divieti: tanti rallentano alla vista dei totem arancioni


di Alan Conti


BOLZANO. Una città scettica, poco incline all'entusiasmo per le novità. Questo uno dei cliché più abusati sul capoluogo altoatesino eppure gli speed check trovati nel sacchettino di San Nicolò raccontano esattamente il contrario. Mentre sui social network si leggono commenti inferociti di cittadini che accusano l’amministrazione di voler fare cassa; i tassisti sono molto preoccupati; in strada i commenti sulle colonnine arancioni sono più benevoli del previsto. «Sa che le dico? E' un bene che li abbiano montati – inizia Eugenio Califano – perché in alcuni punti le auto e le motociclette sfrecciano all'impazzata. Penso, per esempio, a corso Italia, ma anche in via Rovigo all'angolo con viale Druso». «Bene anche la vicinanza con gli attraversamenti pedonali – gli fa eco Yvonne Gozzi – per offrire una garanzia in più ai pedoni. A mio parere ce ne vorrebbero anche più di otto. Le lamentele degli automobilisti? Che vadano piano». Maurizio Prescianotto guarda ancora più in là: «Speriamo davvero non siano uno stratagemma per aumentare gli introiti del Comune perché come deterrente dovrebbero essere preziosi. La verità, però, è che la nostra città avrebbe bisogno di una tangenziale. Non è possibile che l'asse corso Italia-via Roma sia ancora costretto a sopportare tutto il traffico in arrivo dalla val Sarentino. Altro che speed check».

Come si fa, però, a trovare il discrimine tra bancomat facile e deterrente?

«Ci vorrebbe – risponde Eugenio Pennini – una commissione formata da tecnici e cittadini che possa valutare la vera efficacia di questo strumento». Qualche bolzanino, infine, sarebbe per la linea ancora più dura. «Penso che di notte ne incastreranno a decine. Io, però, interverrei in modo più deciso sulle patenti. Le sanzioni economiche sono acqua fresca per certi ricconi a bordo di auto sportive».

Intanto già alle prime ore del mattino di ieri gli speed check erano installati negli otto punti della città. Tre in viale Druso (poco dopo l'incrocio con via Firenze, all'intersezione con via Sorrento e con via Amalfi), uno a testa per le vie Cadorna, Galilei, Claudia Augusta, Corso Italia e l'ultimo in Arginale nei pressi dell'uscita per ponte Palermo.

Abbiamo provato a verificare di persona le reazioni nei vari punti. Non tutti i totem sono visibili e qualcuno risulta coperto da verde pubblico o auto parcheggiate. Quelli in vista, però, inducono a qualche frenata in più. In particolare davanti al Twenty e al Tribunale i rallentamenti volontari sono evidenti, anche se in prossimità di un semaforo verde. Lungo l'Arginale, invece, lo speed check è montato poco dopo un rilevatore di velocità già esistente che aveva portato qualche bolzanino ad alzare il piede per abitudine.

Vale la pena ricordare che il sistema è una sorta di roulette russa dove solo uno speed check su otto è davvero funzionante, pronto ad elevare sanzioni in autonomia o con una pattuglia. Ovviamente, non si saprà quali saranno scatole vuote e quali, invece, con la sorpresa del controllo. Non pochi i soldi che si rischia di scucire: 41 euro per una violazione di meno di 10 km/h, 168 euro tra i 10 e i 40 km/h (questi con la possibilità di riduzione del 30% con pagamento entro i primi 5 giorni), 527 euro e rischio di sospensione della patente da 1 a 3 mesi per sforamenti tra 40 e 60 km/h e 821 euro con sospensione di sei mesi per chi si spinge addirittura 60km/h oltre il limite previsto dal codice.













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