Stelvio, il ministero dice no «Così addio Parco nazionale»

Le ragioni del «no» del dicastero dell’Ambiente alla norma sullo smembramento dell’area protetta Tutela debole, nessun vincolo di coordinamento, nessun riferimento alla Legge Quadro



BOLZANO. Non è vero che il Parco dello Stelvio «provincializzato» godrà della medesima tutela che ha oggi come parco nazionale: è questa la tesi del ministero dell’Ambiente, che ha dato parere contrario alla norma di attuazione (approvata mercoledì dalla Commissione dei Dodici) e parla di un parco «denazionalizzato», con ciò che questo comporta sotto il profilo del livello di salvaguardia.

La decisione spetta ora al Consiglio dei ministri, cui verrà inviato il testo per l’adozione. Sul tavolo ci sono così due interpretazioni opposte dell’atto che smembrerà in tre parti la gestione del parco, affidandola alla Provincia di Bolzano, alla Provincia di Trento e alla Regione Lombardia. Le tre gestioni separate avranno come luogo di raccordo un comitato di coordinamento composto da due rappresentanti a testa di Bolzano, Trento, Milano, ministero dell’Ambiente, tre rappresentanti dei Comuni, un esponente delle associazioni ambientaliste e uno della comunità scientifica. Continuerà a chiamarsi «Parco nazionale dello Stelvio» e componenti della paritetica come il presidente Lorenzo Dellai, Francesco Palermo e Karl Zeller sostengono che verranno conservate le forme di tutela garantite dalla legge sui parchi nazionali. Si è invece astenuta in commissione Franca Penasa, che si schiera con le perplessità del ministero e aggiunge, «lo dico in anticipo: non vorrei che uno Stelvio meno tutelato facesse gola per le sue grandi riserve idriche». L’ultimo parere del ministero dell’Ambiente, dopo una serie di scambi sulla bozza della norma, risale a mercoledì, giorno della seduta della paritetica. È firmato dal vice capo ufficio vicario Marcello Cecchetti. Il parere negativo del ministero dell’Ambiente elenca una serie di criticità, da quella più tecnica legata al fatto che non sia stata ancora firmata l’intesa tra Stato, Province e Regione Lombardia a quelle sulla futura gestione. La norma di attuazione prevede che al parco venga conservata «una configurazione unitaria e la denominazione». Il ministero obietta che «il comitato di indirizzo e coordinamento non garantisce l’unitarietà del parco, elemento essenziale dei parchi di cui alla legge 394/1991». La norma di attuazione prevede che eventuali modifiche all’estensione del parco provvede ciascuna Provincia, «previa consultazione» (non vincolante), con l’altra Provincia, la Lombardia e il ministero, «assicurando le effettive esigenze di tutela». Questo un altro passaggio chiave del testo su cui obietta il ministero: «Le Province, per la parte di rispettiva competenza territoriale, disciplinano con legge le forme e i modi della specifica tutela, in armonia con le finalità e i principi dell'ordinamento giuridico nazionale in materia di aree protette e con la disciplina dell'Unione europea relativa alla Rete ecologica Natura 2000». E ancora: «Il piano e il regolamento del Parco sono approvati dalle Province, per la parte di rispettiva competenza territoriale, acquisito preventivamente il parere del comitato di coordinamento». Il ministero replica che l’obbligo dell’armonia con i principi della normativa nazionale «appare debole e generico, rispetto a una espressa previsione di rispetto della legge quadro nazionale sulle aree protette n.394/91». E ancora, il ministero lamenta che la propria capacità di vigilanza nel comitato «appare spuntata». Gli stessi pareri e indirizzi del comitato non saranno vincolanti e ciò «non appare in grado di garantire un’effettiva omogeneità e unitarietà sostanziale». (fr.g.)

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