Studenti italiani in coro «Più inglese e tecnologia»

La consulta scolastica si è riunita ieri mattina nell’aula del consiglio provinciale I ragazzi: «Migliorare l’insegnamento delle lingue e la preparazione dei docenti»


di Alan Conti


BOLZANO. La buona scuola è quella che vorrebbero loro. Con una crasi di due progetti che stanno seguendo (La Buona Scuola e La Scuola che Vorrei) si presenta la consulta studentesca provinciale italiana che ieri ha vissuto una giornata importante. I 36 rappresentanti di 18 istituti superiori, infatti, hanno trovato spazio sugli scranni del consiglio provinciale per strutturare il proprio lavoro istituzionale. Definite le commissioni di competenza: c'è, per esempio, chi si occuperà dei rapporti con la stampa e chi preparerà la partecipazione al Festival delle Resistenze di Trento attraverso il tema della scuola del futuro. Una prospettiva osservata con gli occhi di chi la scuola la frequenta quotidianamente dal banco e nutre grande fiducia in un organo che è sì consultivo, ma anche qualcosa in più.

«Abbiamo questa possibilità e intendiamo sfruttarla- le parole di Giorgia Galli, studentessa del Rainerum - anche perchè il ministero sta dimostrando di prenderci sempre più in considerazione. Nella scuola che vorrei ci sta alla base una buona formazione degli insegnanti in grado di conferire qualcosa di grande agli studenti. Qualcosa che vada anche oltre alla materia toccando la sfera dei principi. Un processo che solo la figura del docente può fare». Chiare le idee della funzione della consulta anche per Michele Joris del liceo scientifico Torricelli. «Ci poniamo come reale intermediario tra la scuola e il mondo della politica nella forma delle istituzioni. Noi dobbiamo essere in grado di ascoltare bene le esigenze degli studenti e lavorare perchè si possano trasformare in cambiamenti concreti. Vale, però, anche il processo inverso ovvero portare le novità istituzionali nel mondo della scuola». Quali i primi correttivi? «Ci vuole un ammodernamento degli organi generali e anche dell’insegnamento. La didattica dell’inglese, per esempio, è fondamentale per una generazione che si dovrà misurare con un mercato del lavoro su scala mondiale. Spazio anche all’utilizzo di tecnologie e sistemi multimediali efficaci».

Inevitabile lasciar scorrere un pensiero verso la scuola bilingue. «Il plurilinguismo è la chiave per lo sviluppo e un’opportunità che deve giocare a nostro favore - commenta il presidente della consulta Jacopo Dezulian - e per questo non possiamo che sostenerlo». Non tutta la politica, però, è d’accordo su questo orizzonte di sviluppo. «Credo che la politica debba cogliere questa opportunità conciliando le varie esigenze del territorio. Avremo modo di confrontarci e parlarci anche su questo punto».

Coordinatrice della consulta all’interno della sovrintendenza scolastica è Annalisa Gallegati. «Si tratta di un luogo dove ci si confronta e si fa sintesi di quelle che sono le idee e le esigenze degli studenti. C’è sempre una maggiore attenzione in Italia verso questo tipo di esperienze e siamo contenti di svilupparle. Rappresenta anche un percorso formativo utile per conoscere e realizzare alcuni meccanismi democratici che sono alla base del funzionamento delle istituzioni. Anche a livello locale avvertiamo una partecipazione e un confronto continuo: si tratta di una voce che conta».

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