Svp, spuntano le primarie «mediate»

Proposta di Dorfmann: «I papabili li indica il congresso, la gente sceglie il capolista»



«Non so quale sarà il modello che sceglieremo, ma di sicuro il nostro prossimo capolista verrà deciso con un coinvolgimento della base. La situazione è meno tesa di quanto si immagini»: l'Obmann della Svp Richard Theiner naviga sopra le onde agitate del partito. Nella Parteileitung di lunedì Herbert Dorfmann ha presentato una proposta di mediazione sul tema della primarie. Conosce l'argomento, avendo fatto la prima sperimentazione nel 2009.

Le riunioni degli ultimi due lunedì in via Brennero sono state ad alta tensione, tra richiesta di primarie firmate da un gruppo di dirigenti (Runer, Pichler Rolle, Steger, Kompatscher, Schuler e Noggler) e sponsorizzazione dell'elezione diretta del presidente provinciale lanciata da Durnwalder e Berger. La Parteileitung ha chiuso subito l'argomento sul secondo tema (proposta respinta), mentre sulle primarie procede la discussione. Al gruppo dei firmatari pro primarie Theiner dedica solo una battuta: «Si sono voluti inserire in un filone già avviato. Da oltre un mese l'assemblea dei nostri referenti locali aveva deciso di studiare una forma di maggiore coinvolgimento della base, rispetto al tradizionale Parteiausschuss, per la scelta del capolista alle provinciali».

Tre i modelli allo studio che potrebbero essere votati al congresso del 24 marzo (se non si raggiungerà prima un accordo): primarie tra iscritti, capolista votato al congresso, formula mista tra i due modelli. Quest'ultima proposta è stata presentata dall'europarlamentare Herbert Dorfmann, su indicazione del Bezirk di Bressanone di cui è Obmann. Il suo nome compare sempre nella lista dei possibili candidati alla presidente.
Qui Dorfmann parla di primarie e futuro della Svp: «Viviamo una fase di confusione. Può essere pericolosa, ma non necessariamente. Ogni cambiamento rappresenta una chance. Un punto è certo: se il presidente Durnwalder non si ricandiderà, il successore andrà scelto con condivisione e trasparenza, non certo da tre o quattro persone nel chiuso di una stanza».
Lei è stato il primo nella Svp a sperimentare, insieme ai suoi concorrenti, le primarie. Come le considera?
«E'stato appassionante. Alla fine, di sei candidati per le europee, la sfida si è risolta quasi in un testa a testa tra me e Christoph Perathoner. Però non furono primarie pure e semplici. Venne seguito un passaggio preliminare nei Bezirk che assomiglia al metodo che ho proposto».
Come funzionerebbe il sistema misto?
«Le primarie dirette tra gli iscritti hanno un senso se c'è una sfida veramente aperta, non se tra i candidati c'è qualcuno così forte da avere la vittoria in tasca. Fatte così, sarebbero una sorta di presa in giro, non uno strumento di democrazia interna. Da qui la mia proposta: ci sia prima un passaggio al congresso tra i candidati in lizza. Se qualcuno ottiene più del 50%, o il limite che vorremo fissare, allora le primarie decadono. In caso contrario, si vada pure a interpellare tutti gli iscritti. Però si considera poco un altro aspetto».
Quale?
«Stiamo parlando della scelta del capolista, dando per scontato che diventi presidente provinciale».
Finora è stato così.
«Ovvio, con un presidente forte come Durnwalder. Se non correrà alle provinciali, non è detto che le cose siano altrettanto pacifiche. Il capolista, per essere anche presidente, deve essere il candidato che ottiene più preferenze. E' scontato? No. Dipende da chi sarà. Un candidato che oggi non è assessore dovrebbe conquistare decine di migliaia di preferenze. Può farcela, anche grazie alla mobilitazione del partito, ma quel posto non è una cambiale in bianco».
Insomma, come giudica questa fase?
«Interessante e delicata. Le persone parlano molto di questo tema ed è un bene: la politica interessa. Stiamo decidendo il futuro di un partito che deve restare forte. Ecco perché le decisioni non vanno prese in stanze chiuse».
Era scontato che la successione di Durnwalder sarebbe stata travagliata.
«Infatti, non dobbiamo allarmarci. Gestiamo questa fase con la maggiore serenità possibile, dando per scontato un certo tasso di tensione. Sapevamo che sarebbe arrivato questo momento e una decisione va presa: la Svp deve scegliere persone nuove e deve farlo con la serietà di ascoltare la propria base».

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