la biblioteca trilingue

Svuotate le ex Pascoli - Longon

L’edificio verrà sigillato domani ma il Polo resta un’incognita



BOLZANO. Vuoto. Aule, sedi, uffici, segreteria, sale riunioni, bagni, scale: tutto rimbomba all’interno dell’edificio che ospitò la scuola magistrale Pascoli aspirandone il nome assai più calzante dell’odierno “complesso ex Longon”. Un complesso che ha visto crescere tra i banchi generazioni di studenti che adesso ha chiuso i battenti. Resta una struttura fantasma e restano i ricordi degli studenti (o alunni) e dei loro professori (o maestri).

L’ombra del Polo bibliotecario comincia ad allungarsi sulla scuola e lunedì si procederà a sigillare definitivamente un pezzo di storia di Bolzano. Concedersi due passi dentro pareti rimaste sole che provano a raccontarti una storia restituisce un poco la sensazione di chi ha sempre parlato del valore emotivo della struttura. Oltre il razionalismo, l’opportunità di spendere tanti soldi pubblici o la politica: semplicemente considerare che centinaia di ragazzi lì dentro sono cresciuti. Fino a una decisione, quella sì politica, che per ora è dettata da una semplice ipotesi a lunga gittata ma che naviga a vista secondo le situazioni. Intanto si demolirà poi si vedrà cosa costruire davvero. La descrizione asettica è quella di un’infilata di classi spoglie con le porte senza maniglie e i fili penzolanti. Passi che riecheggiano esagerati lungo i corridoi e nemmeno più una lavagna a raccontare che in questi spazi si formavano le teste di chi formerà le teste del futuro. La segreteria e la presidenza erano vive mezzelune: ora sono solo due semicurve che riprendono beffardamente il lineamento della facciata e al piano interrato il silenzio dell’abbandono delle associazioni. C’è la piccola sede dell’Euterpe e i grandi laboratori del Cirs che si occupava di reinserimento sociale attraverso lavoro e creatività. Oggi spenderà 6.000 euro al mese in più per sostenere un affitto. Le uniche due persone che si incontrano sono i coniugi Forcato che prendono gli ultimi manifesti, quello che è rimasto indietro di una vita lì sotto. Il futuro è in via Mendola e in un ormai estenuante tira e molla economico con l’assessorato provinciale, ma oggi conta poco. Spazzano la polvere dal vecchio ufficio vuoto: più tenero che paradossale per uno spazio che comunque sarà demolito. Comune e Provincia, come detto, hanno deciso: lunedì sigilli e ingresso sbarrato per sempre. Forse si poteva permettere un giorno di saluto pubblico in più a questi spazi oltre quello organizzato qualche mese fa con le foto e le installazioni video.

Stavolta più raccolto: sarebbe stato un regalo per i bolzanini che ci tengono. Un’attenzione emotiva come, in fondo, poca ce n’è stata in questo percorso. Salvare la facciata non è sempre sufficiente. Dicono arriverà una struttura capace di cambiare la città ed entrarle ancora di più nel cuore.

“Mi fido di te” canta Jovanotti: nel salutare le magistrali non restano che quelle note. (ac)













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