Toponimi, lo spauracchio è l’allegato B

La Commissione dei Sei potrebbe andare oltre l’accordo Fitto-Durnwalder. A rischio altre 132 denominazioni


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Domani la commissione dei Sei dovrà definire i criteri con cui sarà stilata la norma di attuazione che mette a rischio parte dei toponimi italiani di uso corrente. Ma avrà di fronte un bivio. Delle due l'una: o questi paletti terranno in considerazione solo i nomi definiti dal vecchio accordo Fitto-Durnwalder, oltre 1500, usciti dal lavoro di una commissione paritetica che le stesse opposizioni definiscono “accettabile”, oppure potrebbe andare oltre, aderendo al successivo carteggio Durnwalder-Delrio. In quelle lettere, approvate dal ministro, il governatore suggeriva interventi più "pratici" sui toponimi italiani. È il cosiddetto "allegato B", di cui il consigliere Urzì ha rivelato l'esistenza che contiene criteri minimalisti. Del tipo: è considerato toponimo bilingue Alpe-Schlandereralm invece che l'attuale Alpe di Silandro, oppure Monte Sant'Anna risulterebbe in italiano Monte Annaberg. Sarebbe, in sostanza, tradotto solo il sostantivo generico. Poi ci sono i cosiddetti "nomi sospesi", tra cui Vetta d'Italia o Montassilone che nello stesso carteggio avrebbero come destino il solo toponimo tedesco. Quale sarebbe la terza via? Fissare criteri precisi per il mantenimento del toponimo italiano integrale del tipo: l'uso diffuso, l'essere citati in documenti provinciali e comunali, nelle carte alpinistiche, dalle istituzioni ecc. "La Svp spinge perchè questo non avvenga - dice Urzì - e tutto fa credere che l'elenco nell'allegato B sia quello più gettonato. Perchè sarebbe un compromesso gradito alla Provincia". Il percorso della norma in ogni caso sarà questo: la Commissione dei Sei definisce la norma di attuazione dentro i criteri che sceglierà; poi, ci sarà il passaggio in consiglio provinciale per approvare la legge attuativa. Ma c'è un altro elemento. Sembra che il consigliere Svp Steger si appresti a presentare un disegno di legge che affronta alla radice il problema prevedendo anche la creazione di una nuova commissione paritetica chiamata a definire il quadro toponomastico sui cui legiferare. Su tutto, pende il ricorso presso la Corte Costituzionale intorno alla legge precedente. Per questo c'è la corsa cui si assiste in queste settimane sul doppio fronte, Commissione e consiglio. Si vuole giungere ad una norma di attuazione prima che i giudici si pronuncino. Perché è inevitabile che se lo facessero direbbero questo e nient'altro: i nomi in provincia devono essere conformi allo Statuto e dunque rigorosamente bilingui. Ma è questo richiamo formale che anche Kompatscher vuole evitare, visto che anch'egli chiede di interpretare in modo più elastico il dettato statutario dentro la riflessione se la nostra legge fondativa prescriva il "bilinguismo o il binomismo. La sfida è solo iniziata.













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