Tragedia dell’Ortles, il disperso non si trova: è sotto 10 metri di neve

Le squadre di soccorso sondano la valanga “a strati” successivi. A ogni passaggio un gatto delle nevi fresa la superficie per poi ricominciare


di Giorgio Pasetto


SOLDA. Passano le ore e il 32enne di Monaco di Baviera ancora non si trova.E' una ricerca ai limiti del possibile quella delle squadre di soccorso che ieri, alle prime luci dell'alba, sono tornate a sondare l'enorme massa nevosa abbattutasi sul canalone nordovest di Punta Beltovo di Fuori. Le vittime, ricordiamo, sono Mauro Giovanazzi (49 anni, maestro di sci e guida alpina di Povo, che stava accompagnando un gruppo di otto studenti della scuola della montagna di Pinzolo rimasti furtunatamente illesi), Marco Gius (59 anni, nativo di Bolzano ma residente a Trento, titolare dei negozi di prodotti biologici l'Origine e Natura sì) e Volker Klar (40 anni, germanico di Braunschweig, ospite fisso del comprensorio sciistico di Solda). A questi si aggiunge il disperso, sprovvisto dell'Arva che avrebbe potuto farlo individuare in tempi brevi.

Lo spessore del manto nevoso è fuori dalla portata di fiuto dei cani da valanga e anche delle sonde con le quali i soccorritori stanno instancabilmente scandagliando palmo a palmo l'area di intervento: in alcuni punti il manto raggiunge e supera di dieci metri di altezza. E' quindi necessario sondare "a strati": dopo il primo passaggio col quale si esclude la presenza di un corpo fino ad una profondità di circa 4-5 metri, interviene il gatto delle nevi che asporta la neve scandagliata per consentire la ricerca ad una profondità superiore. Un lavoro impegnativo, difficile e faticoso, che data la vastità dell'area di ricerca potrebbe durare ancora alcuni giorni.

Ieri le squadre si sono mosse di prima mattina: soccorso alpino, pompieri, finanzieri, carabinieri e molti volontari. Svanita la speranza di trovare ancora in vita il giovane bavarese inghiottito dalla valanga, l'obiettivo è quello di restituire al più presto il corpo ai sui cari. La ricerca nelle prime ore si è concentrata nella zona dove, in base allo studio delle traiettorie, più alta era la probabilità potesse essere finito. Di fronte al nulla di fatto le operazioni si sono spostate alla base della valanga, che ha raggiunto il margine del bosco sottostante e da lì sono ripartite con il sistematico sondaggio "a strati" di cui si diceva poc'anzi. La lunga fila di soccorritori, ognuno con la sua sonda in mano, procederà in salita, instancabile, fino a che le mani di un volontario non percepiranno la caratteristica vibrazione della punta che incontra un corpo sepolto nella neve.

Ma ieri è stata anche la giornata della pietà, con la processione di parenti e amici che hanno fatto visita alle tre bare allineate nella cappella mortuaria dell'ospedale di Silandro. Volti cupi e occhi gonfi di lacrime che nessuna parola di conforto è stata in grado di rasserenare. Presto due bare prenderanno la strada per Trento e una quella di Braunschweig dove le salme riceveranno l'ultimo saluto da parte di parenti ed amici prima della sepoltura.

Sulla dinamica del tragico evento che ha funestato il giorno di Pasquetta, invece, non sembrano esservi dubbi. Certo, le numerose comitive che erano scese in precedenza lungo il canalone della morte avevano trasformato il tracciato in una pista battuta, ma la pendenza e la pesantezza della neve hanno fatto sì che accadesse l’imprevedibile. C’è un’inchiesta in corso (di cui riferiamo nell’articolo sottostante) che appurerà eventuali responsabilità, ma con ogni probabilità questa volta ogni colpa sarà da imputare esclusivamente alla crudeltà del destino.

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