TRAGEDIA SUL LAVOROGiovane operaio muore schiacciatosotto una parete in Val Sarentino

Il ragazzo di appena 21 anni era impegnato al lavoro in un piccolo cantiere edile a due passi da casa, poco dopo l’abitato di Pennes, in località Laste. Klaus Kofler è morto schiacciato da una lastra di calcestruzzo di 3 mila kg


Mario Bertoldi


BOLZANO. Il destino ha scelto un pomeriggio di aria tersa e cielo sereno per portarsi via un ragazzo di appena 21 anni impegnato al lavoro in un piccolo cantiere edile a due passi da casa, poco dopo l’abitato di Pennes, in località Laste. Klaus Kofler è morto schiacciato. Una fine orribile.
Erano circa le 13.50 quando al centralino del 118 è arrivata la telefonata concitata di un collega di Klaus che chiedeva aiuto. Gli operatori di soccorso hanno subito capito che qualcosa di grave era accaduto. Una doppia lastra in calcestruzzo dal peso di circa 3 tonnellate era piombata all’improvviso su un giovane operaio che era rimasto schiacciato. Un secondo operaio era riuscito ad evitare, con un balzo, di essere travolto e ucciso. Mentre dall’ospedale San Maurizio si alzava in volo il Pelikan 1 con medico rianimatore a bordo, nel piccolo cantiere gli altri operai cercavano di liberare il ragazzo utilizzando il braccio meccanico di una macchina movimento terra per sollevare la pesante lastra.
E’ stato a quel punto che si è avuta certezza della tragedia. Klaus Kofler era morto schiacciato, con il cranio sfondato.
Una scena terribile. Franz Gruber, proprietario della ditta edile impegnata nel piccolo cantiere (e lui stesso presente al momento della disgrazia) è stato colto da malore. Sotto shock è stato accompagnato all’ospedale di Vipiteno dopo essere stato assistito psicologicamente da alcuni operatori sanitari.
Una tragedia assurda, come tante di quelle che accadono nei cantieri edili. Drammi spesso provocati dal mancato rispetto delle norme di sicurezza e dalla sottovalutazione del pericolo. In questo caso, però, c’è anche un’altra possibile componente: la probabile non adeguata preparazione professionale di chi era impegnato a svolgere determinati lavori e di chi doveva verificare la sicurezza nel cantiere.
L’impressione netta è che la situazione sia stata gravemente sottovalutata. Non si può parlare semplicemente di fatalità. Il cantiere (ora sotto sequestro per tutti gli accertamenti tecnici del caso) riguardava la realizzazione di una cabina in cemento, accanto ad un’analoga struttura già esistente da tempo, adibita ad impianto di trasformazione dell’energia elettrica di una piccola centrale gestita da un concorzio locale.
In sostanza era emersa l’esigenza di ampliare la cabina di trasformazione già esistente ed era stata progettata una seconda struttura del tutto analoga, accanto alla prima.
Nulla di proibitivo, nulla di pericoloso. Qualcosa, però, è stato terribilmente sottovalutato. Il progetto (legato ad una regolare concessione edilizia rilasciata dal Comune) prevedeva la realizzazione della cabina (di una trentina di metri quadrati) con l’utilizzo di pareti prefabbricate con doppia lastra in calcestruzzo (con anima in ferro) destinate ad essere riempite di cemento.
Sono pareti pesantissime, fornite già pronte su indicazione del committente. La lastra che ha travolto e ucciso Klaus Kofler riportava il peso su una etichetta tecnica applicata dal fornitore: 2897 chili. Era la quarta parete posata sulla soletta in cemento della cabina in costruzione. L’ultimo lato, dunque, ha improvvisamente ceduto. Sarà probabilmente una perizia a stabilire cosa è accaduto. Sta di fatto che gli ancoraggi applicati non hanno tenuto, dunque si sono dimostrati del tutto inadeguati al peso in gioco ed un ragazzo di appena 21 anni ci ha rimesso la vita. Ora è necessario capire perchè. Le indagini sono affidate ai carabinieri di Sarentino guidati dal comandante Roberto Perger.

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