LA SENTENZA

Trent’anni all’assassino di Michela Di Pompeo

Il primo maggio 2017 Francesco Carrieri aveva ucciso l’insegnante bolzanina nella loro casa a Roma



BOLZANO. Trent’anni. Francesco Carrieri, omicida reo confesso di Michela Di Pompeo, la quarantassettenne professoressa bolzanina uccisa il primo maggio dello scorso anno, è stato condannato a trent’anni di carcere più interdizione perpetua ai pubblici uffici.

La sentenza di condanna in primo grado di Carrieri, compagno della donna con cui viveva in via del Babuino, è arrivata ieri, 8 ottobre, alla terza udienza del processo con rito abbreviato. Proprio in quell’abitazione, Michela, originaria di Bolzano e insegnante alla Deutsche Schule di Roma, era stata massacrata con un manubrio da palestra e poi strangolata.

Carrieri, 55 anni, dirigente di banca, si era costituito qualche ora dopo, presentandosi all’alba in una vicina stazione dei carabinieri. Ieri, il giudice per l’udienza preliminare Elvira Tamburelli ha accolto in toto la richiesta del pubblico ministero Pantaleo Polifemo, che nel corso dell’udienza, forte di una nuova perizia mentale, aveva riformulato l’accusa chiedendo per Carrieri 30 anni di reclusione, e non più gli iniziali 12. Il gup, inoltre, non solo non ha concesso all’imputato alcuna attenuante, ma ha considerato anzi le aggravanti dei futili motivi e dell’efferatezza del fatto.

Nata nel 1969, Michela Di Pompeo era arrivata a Bolzano che era molto piccola. Il padre era un dirigente della Montedison e venne trasferito in Alto Adige. La famiglia si sistemò in un appartamento di via Sernesi e Michela frequentò le scuole medie in città, per poi iscriversi al liceo classico Carducci dove si diplomò nel 1988. Finito il liceo, si era spostata a Milano per studiare all'università. Poi si era sposata e si era trasferita a Genova: dal matrimonio erano nate due figlie e, dopo la fine della relazione, s’era spostata a Roma, dova insegnava da una decina d’anni alla Deutsche Schule. Nel 2015, l’incontro con Carrieri e l’inizio della relazione finita nel più tragico dei modi. 













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