«Tutto più semplice con le vaccinazioni dal pediatra di base»

Il dottor Pircher: si renderebbe la procedura più veloce «In periferia c’è una forte resistenza di tipo culturale»


di Giuseppe Rossi


MERANO. Il comprensorio sanitario di Merano, tra Burgraviato e val Venosta, è tra quelli dove si fanno meno vaccinazioni a livello altoatesino. Una situazione che anno dopo anno diventa più drammatica e che preoccupa non poco i pediatri, i medici in prima linea sul territorio. «La nostra zona si trova in una situazione particolare - spiega il dottor Manfred Pircher, pediatra di Lana, tra i medici specializzati nel seguire i bambini più richiesti del Burgraviato - che contribuisce a ridurre le percentuali di vaccinazione dei bambini».

Dottor Pircher, quali sono queste condizioni?

«Il primo dato riguarda senz’altro il territorio. Abbiamo zone come la val d’Ultimo e la val Venosta dove le informazioni positive sui vaccini faticano ad arrivare. E contemporaneamente si formano e crescono gruppi molto attivi che propongono ai genitori di rifiutare i vaccini».

Le informazioni che arrivano dai pediatri e dalla sanità pubblica non bastano?

«I pediatri fanno molto, mi creda. Ma dobbiamo fare i conti, soprattutto nei paesi più piccoli con mamme che vengono intimidite, che si fanno influenzare. Anche il mondo delle informazioni incontrollate sul web fa la propria parte».

Lei sostiene che ci sono anche altri fattori, tali da mettere Merano all’ultimo posto nelle percentuali di copertura vaccinale in Alto Adige. Quali sono?

«Il secondo aspetto è quello legato alle procedure seguite per la vaccinazione. Oggi è il distretto sanitario a convocare i genitori per la vaccinazione, ma la decisione su quando recarsi al distretto la prendono i genitori. Se il pediatra potesse vaccinare direttamente i bambini sarebbe tutto più semplice».

Influisce il fatto di essere al confine con Austria e Svizzera?

«Questo è un altro aspetto importante. Scontiamo la vicinanza con questi Paesi che sono molto avanti rispetto all’Italia in termini di medicina complementare, omeopatia e altro ancora. E l’influenza, anche culturale, si fa sentire».

Dal suo punto di osservazione privilegiato nota differenze nei comportamenti tra le famiglie italiane rispetto a quelle tedesche?

«Gli italiani sono più propensi a far vaccinare i loro figli, senza dubbio».

La riduzione della copertura vaccinale al 58% per i bambini fino a due anni nel caso di morbillo, parotite e rosolia ha avuto degli effetti concreti?

«Nel 2011 abbiamo registrato una epidemia di morbillo. Quest’anno ci sono stati due casi di morbillo in val d’Ultimo».

L’introduzione dell’obbligo di vaccinazione per decreto legge da parte del governo nazionale può aiutare?

«Dipenderà molto da come il provvedimento verrà recepito a livello provinciale. Noi medici siamo in attesa di sapere come si svilupperà la situazione».













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