Uccise la moglie a coltellate Processo con rito abbreviato 

Robert Kerer è reo confesso ed eviterà l’assise. Fu una tragedia dettata dalla disperazione di entrambi L’uomo non vedeva possibilità di futuro: senza soldi, senza lavoro, la moglie malata e lo sfratto imminente 


Mario Bertoldi


Bolzano. Robert Kerer, l’uomo di 59 anni che a Bressanone ha ucciso la moglie Monika Gruber con una serie di coltellate al collo mentre dormiva, cercando poi a ripetizione di togliersi la vita, al momento del fatto sarebbe stato totalmente incapace di intendere e di volere. E’ la conclusione cui è giunto il professor Luciano Magotti, consulente psichiatrico degli avvocati difensori Alessandro Tonon e Hubert Oberarzbacher. La relazione del professor Magotti è stata consegnata ieri mattina al giudice Emilio Schönsberg che ha fissato la prossima udienza al 30 luglio. La Procura della Repubblica ha infatti chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo accusato di omicidio volontario. I suoi legali hanno deciso di evitare la corte d’assise e di affrontare il procedimento con rito abbreviato. I fatti sono incontestati. Lo steso Robert Kerer ha sempre ammesso di aver ucciso la moglie per disperazione: avrebbe agito pensando di riuscire poi a togliersi la vita, chiudendo per sempre un’esistenza che era diventata un incubo. L’omicida sarebbe stato da tempo depresso e debilitato psicologicamente per una situazione economica e di salute che riteneva senza alcuna via d’uscita. Senza soldi, senza lavoro, con uno sfratto imminente che avrebbe lasciato entrambi sulla strada. La moglie Monika (che in passato era stata colpita da un ictus) sempre più spesso sarebbe stata colpita da vuoti di memoria che le impedivano di riconoscere il marito che le era accanto. Giorno dopo giorno Robert Kerer avrebbe maturato l’idea di farla finita ma sarebbe giunto alla conclusione di uccidere la donna prima di togliersi la vita perchè troppo preoccupato dall’idea che nessuno si prendesse cura di lei con le necessarie attenzioni.

L’inchiesta non ha per il momento permesso di chiarire se tra i due coniugi vi fosse stato un accordo di morte, con un piano omicidio-suicidio. Il processo con rito abbreviato dovrà dunque solo stabilire l’entità della pena per l’imputato che, secondo il perito d’ufficio (il professor Eraldo Mancioppi) sarebbe stato in grado di intendere e di volere anche al momento della tragedia. Dal passato di Robert Kerer non sono emersi documenti sanitari che dimostrino eventuali problemi psichiatrici. Il perito, dunque, ha confermato il suo convincimento sulle capacità di autodeterminarsi di Robert Kerer, anche se il suo comportamento nel momento della tragedia sarebbe dimostrazione di una situazione critica anche a livello psicologico. Ma c’è un particolare, secondo il consulente della difesa, che dimostrerebbe il contrario. Il giorno della tragedia Robert Kerer non sarebbe riuscito a portare a conclusione l’omicidio della moglie che stava dormendo nel letto. Dopo le prime coltellate in zona cardiaca e e al collo, l’uomo si sarebbe fermato, quasi smarrito ed avrebbe tentato di togliersi la vita per ben tre volte. In un primo momento si sarebbe sdraiato accanto alla consorte agonizzate tagliandosi le vene dei polsi, poi avrebbe ingerito tutti i medicinali che aveva in casa, per poi cercare di morire fulminato all’interno della vasca da bagno (fu salvato dai salvavita dell’impianto elettrico dell’abitazione). A quel punto l’uomo decise di recarsi in stazione ove intendeva gettarsi sotto un treno dopo essersi messo in tasca un biglietto di piena ammissione dell’omicidio della moglie e di dove gli inquirenti avrebbero potuto trovare il corpo. I carabinieri, però, arrivarono prima.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità