Ufficiale morto, inchiesta per istigazione al suicidio 

Il procuratore Bramante ha aperto un fascicolo sul colonnello trovato impiccato L’ufficiale era stato citato in giudizio a Roma per «truffa militare aggravata»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Istigazione al suicidio. Con questa ipotesi di reato il procuratore capo Giancarlo Bramante ha aperto un’inchiesta sulla morte del colonnello Antonio Muscogiuri, trovato privo di vita lo scorso 6 aprile. L’ufficiale venne rinvenuto appeso ad un cappio, impiccato, nel sottotetto della caserma di piazza 4 novembre ove opera il reparto comando delle truppe alpine. Per il momento la Procura di Bolzano procede a carico di ignoti ma il fronte degli accertamenti è molto vasto e potrebbe riservare notevoli sorprese nelle prossime ore. In un primo tempo era stato avanzato qualche dubbio sulla natura stessa della tragedia perchè qualche particolare, riguardante il ritrovamento del cadavere dell’alto ufficiale, non avrebbe convinto alcuni degli inquirenti. In seguito, i dubbi emersi sarebbero stati spazzati via dall’esito dell’autopsia che avrebbe confermato che il colonnello sarebbe morto effettivamente impiccato. Gli accertamenti avviati all’indomani della tragedia hanno però indotto il procuratore Bramante ad aprire un fascicolo con l’ipotesi di reato di “istigazione al suicidio”. Il tutto va messo in relazione ad una complessa inchiesta che riguarda la fornitura di mezzi blindati per le truppe italiane in missione di pace in Afghanistan. Il colonnello Muscogiuri (che aveva 50 anni) , era il diretto superiore di Marco Callegaro, capitano dell’esercito trovato morto nel proprio ufficio dell’aeroporto militare di Kabul il 25 luglio del 2010. Anche quel decesso fu archiviato come suicidio. Quando il 6 aprile scorso il colonnello Muscogiuri avrebbe deciso di farla finita era in un momento particolarmente drammatico in quanto da pochi giorni era stato raggiunto dalla notifica di una citazione a giudizio per l’udienza preliminare (fissata per il 20 aprile) del procedimento che lo vedeva imputato di “truffa militare aggravata”. Il processo è approdato al dibattimento davanti al tribunale militare di Roma e riguarda il noleggio di mezzi militari per le nostre truppe in Afghanistan. L’ipotesi della truffa riguardava il livello di sicurezza dei blindati in questione. Era infatti emerso che la scelta cadde su alcuni mezzi meno costosi ma risultati, alla prova dei fatti, dotati di una blindatura insufficiente. Era stato proprio Marco Callegaro a contestare la scelta fatta. Poi avrebbe deciso di suicidarsi. Sette anni dopo, il suicidio anche del colonnello Muscogiuri apre altri scenari inquietanti perchè l’ufficiale in servizio a Bolzano era il principale imputato nel procedimento romano. Dagli atti del processo sarebbero però emersi particolari che hanno indotto il procuratore capo Bramante ad aprire un’indagine per istigazione al suicidio.

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