Un esercito di donne «addestrate» a difendersi

Bolzano, iniziato il corso con tecniche israeliane organizzato dalla coop Contempora


di Antonella Mattioli


BOLZANO. I movimenti sono rapidi, i colpi portati usando gomiti, ginocchia e mani puntano alle parti più sensibili del corpo. Christian Giacomozzi, istruttore di Krav Maga, una tecnica di combattimento e autodifesa adottata anni fa dall’esercito israeliano, mostra ad un gruppetto di donne come reagire in caso di aggressione.

Il video del corso di Krav Maga

È la prima di tre lezioni di un mini-corso di difesa personale (costo promozionale 45 euro) promosso dalla cooperativa “Contempora” in via Maso della Pieve a Bolzano. «Il Krav Maga è un mix di addestramento fisico e mentale - spiega Giacomozzi da sempre grande appassionato di arti marziali in genere -. Si calcola che serva in media un allenamento costante di un paio d’anni per acquisire tecnica e capacità di reazione immediata, vincendo l’effetto sorpresa su cui può contare l’aggressore. Queste tre giornate sono però importanti per dare una prima infarinatura».

Bolzano è una città tranquilla, ma anche qui sta crescendo il senso di insicurezza e questo spiega la sempre più pressante richiesta di telecamere, maggior presenza di forze dell’ordine, più illuminazione. «In questo contesto - spiega Fiammetta Bada, presidente della cooperativa Contempora - s’inserisce l’idea di organizzare il corso di difesa personale».

«Quando esco dall’ufficio - spiega Sara Zamignan - è buio, non mi è mai successo nulla, però ho sempre pensato fosse importante avere almeno un’idea di cosa fare in caso di aggressione. Non è detto che saprei farlo, perché probabilmente sarei paralizzata dalla paura, sono qui proprio per imparare».

Roberta ha deciso di partecipare al corso la sera in cui, rientrando a casa, in via Roma all’altezza di via Novacella, è stata aggredita. «Due uomini - racconta - sono usciti da un bar, hanno attraversato la strada e sono venuti verso di me. Uno mi ha afferrata per un braccio, io ho reagito divincolandomi e scappando. La paura è stata grande e per alcuni giorni ho avuto un dolore lancinante al braccio per la tensione». Anche Marina Brunelli ha vissuto sulla propria pelle il panico. «Una sera, tornando a casa, ho sentito delle urla che venivano da un androne buio. C’era un uomo che stava picchiando a sangue una donna. Mi sono messa in mezzo e ho urlato di chiamare la polizia, ma la persona che da poca di stanza ha assistito alla scena, non ha mosso un dito. Solo una volta arrivata a casa, mi sono resa conto del rischio corso».













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