La storia

Una madre e i suoi due bimbi costretti a dormire in strada 

Sono originari della Georgia e alla giovane donna è stato concesso l’asilo politico. Vuole restare a Bolzano vicino alla sorella, ma non riesce a trovare una sistemazione 


Paolo Tagliente


BOLZANO. Vedere due bambini costretti a dormire per strada, insieme alla mamma, fa davvero male. Punto. E non esiste alcuna spiegazione che possa giustificare la situazione in cui, nella bella e ricca Bolzano, si trovano Tamar, 28 anni, e i suoi figlioletti di 5 e 6 anni.

La giovane donna è originaria della Georgia, paese dell’ex Unione Sovietica, e non si esprime bene in italiano. Ma la sua disperazione non ha bisogno né di vocaboli né di grammatica.

Fuggita dal suo Paese e da un marito violento, nel 2019, Tamar raggiunge la sorella che vive qui a Bolzano da qualche anno.

Tutto sembra filare per il verso giusto: la donna si presenta alla questura del capoluogo e presenta le pratiche per ottenere l’asilo politico. Status che la donna ottiene, proprio come aveva già fatto la sorella.

A quel punto, però sorgono i problemi. Tamar spiega che non poteva essere ospitata dalla sorella, accolta di un alloggio Caritas, spiega che le strutture a cui si è rivolta si sono attivate, ma alla fine, nel gennaio del 2020, poche settimane prima della pandemia, lei e i suoi bimbi sono stati trasferiti a Teramo.

Gli occhi le si riempiono di lacrime. Lì, nella città abruzzese, la sistemazione è buona e i suoi piccoli vanno anche a scuola. Ma lei è completamente sola, non parla l’italiano e le manca la sorella, per stare vicino alla quale lei ha scelto di fuggire in Italia.

Nei giorni scorsi, le scuole finiscono e, secondo quanto cerca di spiegare la donna, lei e i suoi bimbi hanno dovuto lasciare la loro sistemazione.

Che fare? Tamar prende i bimbi e torna a Bolzano, contatta la sorella e, insieme a lei, chiede aiuto. Non è chiaro quali canali Tamar abbia contattato, che ripete di aver ottenuto l’asilo politico e reclama un aiuto, ma nulla sembra andare per il verso giusto.

L'altro giorno, alla fine, stremata, si accampa davanti all’Infopoint di Volontarius. Poco dopo, i volontari la accompagnano all’Hotel Adria e le trovano una sistemazione lì. Possono pagarle solo una notte, le spiegano.

La mattina seguente la donna lascia la struttura alberghiera insieme ai suoi bimbi e torna in strada.

Un’altra giornata di ricerche e lacrime, accompagnata dalla sorella, impotente e non autorizzata ad ospitare Tamar e i nipotini.

Verso sera, il terzetto allo sbando torna davanti all’Infopoint: questa volta, però, le cose non vanno come la sera prima. Nessuno li aiuta e alla povera mamma non resta altro da fare che realizzare un letto di fortuna per i suoi piccoli, proprio davanti alla vetrata di Infopoint. E lì, i bimbi si addormentano.

Un’immagine straziante. Durante la notte, ai carabinieri di una pattuglia del Radiomobile non sfugge la presenza della famigliola.

I militari si fermano. Sono anche loro increduli. Chiedono a Tamar cosa stia accadendo e perché si trovi lì con i bimbi. La ragazza tenta di spiegarsi, i carabinieri fanno qualche telefonata, cercano una soluzione, ma sembra non ci sia nulla da fare per trovare una sistemazione provvisoria ai tre. E così, gli uomini dell’Arma trasferiscono la famigliola all’ospedale di Bolzano.

In serata, però, Tamar ha dovuto lasciare la struttura sanitaria ed è tornata in strada.

Quando ormai era giù buio, un buon Samaritano ha deciso di pagare loro due notti all’Hotel Adria. Soluzione generosa, ma temporanea, che non risolve il problema.













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