Via della Vigna si può espropriare Lo dice il Consiglio dei Comuni 

Il cancello della discordia. Il Comune può inserire la via nel piano urbanistico ed espropriarla per pubblico interesse Urzì: «Aprire a pedoni e ciclisti le strade consorziali dove vengono erogati servizi pubblici: illuminazione, asporto rifiuti»



Bolzano. Monta la protesta, in città, per il secondo cancello installato in via della Vigna, allo sbocco su via Mendola: affissi cartelli; una petizione online che in poche ore ha sfondato quota 1.300 firme; una mozione di Fratelli d’Italia; una interrogazione della Lega; un articolo 31 per la discussione del caso in aula richiesta da Oltre Zanin; l’assessore Stefano Fattor che chiede lumi al municipio, la cui giardineria comunale fa parte del consorzio di miglioramento fondiario, ovverosia proprio chi ha deciso di installare l’ennesima barriera per evitare il transito di pedoni e ciclisti. E c’è anche una proposta di legge del consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì. Dalla quale si evince che il Consiglio dei Comuni ha già indicato nero su bianco al municipio la strada per risolvere: esproprio. Nel mentre, senza tanti giri di parole, Urzì tira per la giacchetta anche il vicesindaco della Svp Luis Walcher, il cui maso sta proprio nel bel mezzo del cuneo verde, ora oltremodo tutelato dal passaggio di estranei, o meglio di non residenti, grazie al secondo cancello. «Un pugno nello stomaco», l’ha definito l’assessore Fattor. Specie nei mesi del Coronavirus, durante i quali il cuneo verde ha rappresentato e tutt’ora rappresenta una irrinunciabile valvola di sfogo fisica e mentale per migliaia di bolzanini.

La formula magica

La formula magica, come la chiama Urzì, ossia “esproprio per pubblico interesse”, viene dal Consiglio dei Comuni. Spiega in dettaglio il consigliere: «Riguarda la questione della sbarra, nel tempo divenuta cancello impenetrabile, di via della Vigna a Bolzano. Poi raddoppiato, dato che da pochi giorni sono diventati due. Per chiudere tutti gli accessi più frequentati al cosiddetto cuneo verde, un angolo di campagna alle spalle della città». Il Consiglio dei Comuni, chiarisce ora Urzì, «ha indicato per risolvere la questione questa strada dell’esproprio durante l’iter di discussione del mio disegno di legge “Modifiche alla legge provinciale 28.09.2009, n° 5, in materia di bonifica” con cui già sul finire della passata legislatura (nel 2018), come ho fatto in questa (depositando nuovamente il testo in Consiglio provinciale) intendevo risolvere il problema, denunciato da un numero altissimo di bolzanini, dei divieti sempre più rigidi al transito lungo le strade interpoderali prossime ai quartieri residenziali rivendicate come private dai contadini (e quindi chiuse con i cancelli) ma senza rifiutare i generosi servizi dei comuni».

La modifica alla legge

Urzì proponeva che venisse inserito nella legge provinciale un nuovo articolo, questo: “Le strade di bonifica, poderali o interpoderali, nel caso in cui per la loro costruzione o riattamento, anche infrastrutturale, siano intervenuti contributi o sostegni finanziari di altra natura di natura pubblica, sia provinciale che comunale, o nelle quali siano svolti servizi pubblici di pubblico interesse o destinati al godimento privato dei residenti, sono rese accessibili al transito pubblico pedonale o ciclabile senza limitazioni materiali, sotto la piena responsabilità di coloro che le attraversino, con adeguata segnalazione in questo senso. Limitazioni possono essere previste esclusivamente nel periodo della raccolta dei frutti”. Urzì si riferiva a illuminazione, asporto rifiuti, asfaltatura, fognature eccetera.

«Insomma perché i bolzanini dovrebbero pagare tutti questi servizi e nemmeno potere utilizzare le strade?»

Il parere inaspettato

Nella discussione in Consiglio provinciale il Consiglio dei Comuni, come previsto, era intervenuto per esprimere il proprio parere. Deve esprimerlo, e per i disegni di legge dell’opposizione il rituale è sempre lo stesso: esprime parere negativo. Stop. Ma per la legge di Urzì no. «Il Consiglio dei Comuni si è spinto oltre indicando la strada da seguire da parte del Comune di Bolzano. Una situazione quasi mai vista, quasi vincolante da un punto di vista politico: “Il Comune ha già la possibilità di inserire la strada di accesso nel piano urbanistico ed eventualmente espropriarla per pubblico interesse”». Chiaro, semplice.

L’attacco al vicesindaco

Commenta oltre Urzì: «La lettera è del 23 luglio 2018. Mai nulla è così più attuale come questo invito del Consiglio dei Comuni al Comune di Bolzano nell’ambito della discussione della mia legge. Il Comune ora può (ed a nostro avviso deve) espropriare o in alternativa cessare di garantire tutti i servizi in forma gratuita ai residenti del cuneo verde, fra cui il vicesindaco Luis Walcher, che proprio in un maso della zona vive ed è fra coloro che beneficiano della decisione del Consorzio di chiudersi in difesa con un secondo cancello, costringendo migliaia di bolzanini a rinunciare ad una boccata di ossigeno per le proprie passeggiate. Ricordiamoci che la strada serviva anche per raggiungere agevolmente l’ospedale».

Il vicesindaco Walcher, si chiede oltre Urzì, «ha giocato un ruolo nel ritardo del Comune di Bolzano a definire una soluzione come suggerita a me dal Consiglio dei Comuni?».

E c’è anche il caso di Firmian

Un ultimo particolare: il tema riguarda le strade consorziali che portano all’ospedale, ma anche quella che dal quartiere di Firmian porta al centro lungodegenti del Bivio. Conclude Urzì: «Così i parenti dei pazienti o i pazienti non possono raggiungere per una passeggiata il resto della città, come era possibile un tempo, ma devono sfidare la trafficatissima via castel Firmiano. Inaccettabile». DA.PA.













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