Vicino all’ex Memc, paure di terreni ancora inquinati

Secondo ex operai ci sarebbero ancora aree da bonificare attorno alla fabbrica Timori infondati per altri: le verifiche sono comunque complesse e costose


di Giuseppe Rossi


MERANO. Esistono ancora terreni da bonificare attorno allo stabilimento ex Memc di Sinigo dopo i due maxi interventi portati a termine dalla Provincia a sud della fabbrica (nuova zona produttiva via Kravogl) e nel piazzale antistante, dove una volta sorgeva la vecchia mensa? Terreni utilizzati negli anni Settanta o ancora prima per depositare residuati di produzione della vecchia fabbrica? Resti di produzione che a quel tempo non erano regolamentati in maniera efficace dal punto di vista legislativo?

Secondo alcuni ex operai e impiegati che negli anni Sessanta e Settanta avevano lavorato in fabbrica pare di sì. Basta guardare verso nord, indica qualcuno.

A nord oggi si trova un grande campo di mele che divide l'area della direzione della fabbrica dalla villa Marchese e più a nord ancora dalle abitazioni lungo la via Tellini. Stiamo parlando di un terreno con una superficie di quasi due ettari, in passato di proprietà della fabbrica e venduto alla fine degli anni Settanta. Secondo i ben informati quel terreno sarebbe stato usato, prima della cessione, per prelevare ghiaia di sedimento da utilizzare a fini edilizi e quindi riempito con scarti di produzione. Il terreno oggi si trova all'interno della fascia di protezione prevista dal piano di pericolo dello stabilimento e quindi a tutti gli effetti non edificabile.

A effettuare la prima segnalazione sulla possibile presenza di inquinanti a nord della fabbrica di Sinigo nell'autunno del 2009 era stato il sindacato Cgil. Quella segnalazione, firmata da Giusi Giarrizzo per il sindacato Cgil, con il passare degli anni è stata dimenticata e nel frattempo di raccolti di mele ne sono stati fatti a decine. Perché allora riportare alla luce oggi una questione che pare definitivamente seppellita sotto metri di terra? C'è ancora oggi il rischio che quel materiale, a patto che sia stato effettivamente interrato nel corso degli anni Settanta, possa provocare inquinamento, magari alla falda acquifera?

Qualcuno sostiene di sì, visto che il terreno si trova a poche decine di metri dalle pompe che prelevano acqua dalla falda per raffreddare gli impianti di produzione della ex Memc, acque che poi vengono fatte defluire nell'Adige. Paure infondate per altri, visto che gli scarichi ex Memc vengono continuamente controllati prima di finire nel fiume.

A provare che qualcosa quel terreno possa nascondere sarebbe, secondo altri, la scelta di Azienda energetica di cambiare il percorso del collettore del teleriscaldamento che collega Sinigo con la fabbrica, dentro la quale, prima della crisi, era stato costruito un impianto per sfruttare l'acqua bollente risultato del raffreddamento dei reattori per la produzione del silicio. Non più una linea retta tra il vivaio di via Tellini e la fabbrica (passando per il campo di mele), ma una deviazione tra le case e un attraversamento del rio Sinigo sfruttando il ponte di via Nazionale.

Un cambio di percorso che, e questo è il timore dell'autore della segnalazione partita dalla Cgil nel 2009, potrebbe essere spiegato con il fatto che la conduttura avrebbe costretto a fare dei lavori di scavo nel terreno al confine con la ex Memc.

Un'altra tesi vuole che quel terreno fosse stato per primo scelto per realizzare il laghetto di pesca sportiva oggi presente tra rio Nova e campo da calcio di Sinigo, ideale per essere alimentato con le acque del rio Sinigo. Alla fine non se ne fece nulla.

Ma veniamo a oggi. Chi potrebbe chiarire questi dubbi sulla presenza di inquinanti in profondità sotto il terreno e con che costi? Chi dovrebbe avviare o disporre le verifiche? E, poi, il titolare del terreno agricolo sarebbe disposto a consentire l'accertamento? La prima responsabilità pare sia in capo al Comune, ma può partire di sua iniziativa o serve una denuncia dettagliata e c'è qualcuno disposto a farla? E poi, per fare degli accertamenti credibili con dei carotaggi fino a otto metri di profondità e quindi una caratterizzazione seria del terreno, servirebbe una cifra che può oscillare dai 10 ai 20 mila euro.

E chi dovrebbe accollarsi i costi di una eventuale bonifica? Tante, troppe domande.

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