Violenza, triplicate le aggressioni degli ex

Le Case delle donne e la Assb rafforzano la collaborazione: «Salvarsi è possibile, ma non da sole». 215 utenti in un anno


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Una alleanza più forte per aiutare le donne vittime di violenza. Le Case delle donne e il Comune fanno un passo avanti nell’impegno che sta portando frutti importanti. Perché «la violenza sulle donne, che spesso è violenza domestica,non è un destino inevitabile. Salvarsi si può, ma da sole non è possibile», riassume la missione Gabriella Kusstatscher (presidente della Gea), a fianco di Josefine Nicolussi Leck Waldner e Martha Ebner della «Haus der geschützten Wohnungen». Le due associazioni hanno firmato ieri in municipio il protocollo di intesa con la Assb, che regolerà la collaborazione con le due case che accolgono, in modo protetto e segreto, le donne che subiscono violenza e i loro figli, quando decidono di rompere il silenzio e chiedono aiuto.

L’obiettivo del protocollo, spiegano gli assessori Maria Laura Lorenzini e Sandro Repetto, con Michela Trentini (direttrice Assb), è introdurre nuove modalità operative fra i distretti e il servizio Casa delle Donne, con modalità condivise e obiettivi comuni. Non è scontato. In una materia così sensibile, è stato detto, «nelle prime sedute operatori e assistenti sociali non condividevano neppure il medesimo linguaggio...».

Nel 2015 il servizio Casa delle donne di Bolzano, composto dalle due strutture residenziali ad indirizzo segreto e da un centro antiviolenza, ha seguito 53 donne e 68 figli. Le donne che si sono rivolte al Centro antiviolenza nel 2015 sono state 215, di cui 66 già in carico al servizio dal 2014, 134 nuove utenti e 15 seguite in post dimissione dalle strutture protette. Le nuove utenti nel 2014 erano state 154, nel 2013 155 e 145 nel 2012.

All’interno della violenza domestica, una delle emergenze riguarda le aggressioni degli ex mariti o compagni. Le categorie di mariti e conviventi rappresentano, insieme, i due terzi della totalità dei maltrattatori (59%). E gli episodi di ex partner aggressori passano dall'8% del 2014 al 25 % del 2015. Triplicate le violenze registrate da parte degli «ex» in un solo anno. Questa la prima risposta di Gabriella Kusstatscher: «L’aumento dei casi non deve sempre allarmare, perché può indicare anche il maggiore coraggio delle donne di farsi avanti e chiedere aiuto». Ma gli «ex» violenti, quando non assassini, rappresentano un allarme nazionale. «C’è una voragine culturale e affettiva dietro l’incapacità di accettare la separazione», ragiona Gabriella Kusstatscher, «ed è su questo che si deve lavorare». Violenza sulle donne, sottolineano le operatrici, significa parlare di violenza fisica e psicologica. Ed è un fenomeno, avvertono, del tutto trasversale. Riguarda donne di tutti i ceti, di tutti i gruppi linguistici ed etnici presenti sul territorio. Tra le crisi annunciate, lo scontro culturale che si innesterà tra le famiglie di origine straniera e le figlie, in molti casi cittadine italiane. «Dobbiamo essere molto preparati a gestire questi fenomeni», dicono. Il nemico da combattere, spiegano operatrici come Karolina Benedetti, è il senso di vergogna e la disistima che impedisce a tante donne di uscire dal cerchio della violenza.

Le case delle donne sono dei salvagenti indispensabili, spiegano Repetto e Lorenzini, «ma entrano in campo quando serve assistenza. C’è un grande lavoro da fare prima, per prevenire la violenza, sia con gli uomini che con le donne». Conferma Michela Trentini: «Le ragazze di oggi sembrano super informate e disinvolte, ma è importante che sappiano veramente distinguere tra amore e violenza o gelosia».

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