salute

Zecche, in ospedale due casi al mese di borreliosi 

Il dermatologo Eisendle: «La loro presenza nei boschi dell’Alto Adige negli ultimi 20 anni è aumentata in maniera esponenziale». L'appello: «Controllate la pelle dopo le escursioni»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Attenzione all’infezione portata dal morso di zecche infette. In ospedale, d’estate, vediamo in media due casi al mese di borreliosi di Lyme». Klaus Eisendle, primario di Dermatologia al San Maurizio, dice che negli ultimi vent’anni la presenza di questi artropodi, nei boschi dell’Alto Adige - soprattutto a Monticolo e in tutta la Bassa Atesina - è aumentata in maniera esponenziale, favorita dal cambiamento climatico. Il periodo considerato a rischio va da aprile a ottobre, ma può estendersi ulteriormente viste le alte temperature.

«Non è detto che i sintomi della malattia causati da un batterio siano evidenti ed immediatamente riconducibili all’animale. Per questo chi è stato morso e non lo sa, deve far mente locale e ricordare se nelle ultime settimane è stato in un prato o in un bosco ecc. ».

La patologia inizia a manifestarsi in genere dopo 2-4 settimane dalla puntura e si evidenzia con una macchia circolare indolore di colore rosso che si espande lentamente (eritema migrante). «Non sempre però succede». Dopo il trattamento antibiotico il quadro clinico migliora in genere entro un mese. «Se l’infezione passa inosservata o non viene trattata subito, si possono avere dopo alcune settimane o mesi, strascichi con infiammazione delle articolazioni, dei muscoli, del sistema nervoso centrale o periferico o alterazioni del ritmo cardiaco». A distanza di mesi o anni dall’infezione si ha una cronicizzazione dei sintomi caratterizzato da artrite cronica, meningite, mielite oppure acrodermatite cronica atrofica delle braccia e delle gambe.

«Contro la malattia di Lyme - continua il primario - non esiste ad oggi nessun vaccino che invece funziona molto bene per combattere la Tbe, la meningoencefalite, altra patologia importante sempre causata dalla zecca che se non curata può portare anche al decesso».

Purtroppo in Alto Adige ogni anno si contano due/tre casi. «Riconoscere l'encefalite da zecche, tuttavia, non è semplice poiché i sintomi d’esordio (febbre, cefalea) non sono facilmente distinguibili da quelli di altre patologie. Per questo invito la popolazione ad un controllo dell’epidermide al rientro a casa. Con mio figlio quando andiamo nei boschi lo faccio sempre e spesso gli devo togliere più di un esemplare. Occorre intervenire prima delle sei ore e rimuovere il corpo della zecca. Il pungiglione da solo non fa niente. Molto difficile individuare le ninfe, le zecche più giovani e piccole», racconta Eisendle.

In aumento i casi di scabbia.

Si registra negli ultimi anni un aumento importante dei casi di scabbia. Malattia della pelle causata da un acaro che si presenta con un prurito intenso che in genere compare la sera. Il contagio avviene per contatto fisico diretto o attraverso oggetti personali come le lenzuola o i vestiti. Si tratta di un disturbo contagioso - che può diffondersi in modo molto rapido, ma che può essere risolto altrettanto rapidamente.

I più colpiti sono gli immigrati, che provengono da Paesi dove il parassita è endemico.

«Non nego che sia così. Curare la scabbia al più presto è importante per evitare che si diffonda all'intero nucleo familiare. Per questo motivo e data l'elevata contagiosità consigliamo sempre di curare tutte le persone che potrebbero essere state contagiate dal parassita», così Eisendle, «La scabbia si combatte e si vince a suon di creme e farmaci, il problema è che la cura costa tanto e non sempre le famiglie che devono sottoporsi a profilassi, hanno il denaro necessario per debellare il parassita. E così sottovalutano il problema e continuano a reinfettarsi l’un l’altro. Per questo sarebbe bene che la giunta provinciale offrisse il medicinale gratuitamente».

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