L’assessora: «Migranti, la paura è un ricordo» 

Integrazione modello. L’assessora Monika Leitner parla anche delle tante iniziative partite dal basso. «Abbiamo creato anche una rete che affronta gli aspetti occupazionali e lavorativi»


Tiziana Campagnoli


Bressanone. Una Schenoni con tanta gente che si è intrattenuta allegramente con i sessanta profughi senza più timori e senza più essere prevenuta. L'assessore comunale all'integrazione Monika Leitner, a pochi giorni dalle porte aperte organizzata con successo dalla Croce Rossa nell'ex caserma di Millan, è soddisfatta. La gente di Bressanone ma soprattutto di Millan in poco tempo ha superato le paure iniziali, si è aperta ai nuovi arrivati, e dopo tre anni le cose vanno veramente bene. Tanto che lo stesso coordinatore del Centro, Andres Pietkiewicz, in una recente intervista ha definito Bressanone una città esemplare in quanto ad accoglienza. «Sì, siamo veramente soddisfatti – spiega la Leitner – Quando alla fine del 2016 ci arrivò la notizia che avremmo dovuto accogliere ben 60 profughi nell'ex caserma Schenoni di Millan, devo dire che non fu facile. La gente, soprattutto di Millan, si dimostrò timorosa, prevenuta e quindi ci trovammo di fronte a momenti difficili. Ma con Eos prima e con la Croce Rossa poi siamo riusciti a superare tutto e ad aprire la città ai profughi».

Secondo la Leitner i timori dei cittadini riguardavano soprattutto la sicurezza.

«La gente, sentendo anche alcune notizie dal resto di Italia e dall'estero, temeva che la sicurezza della città sarebbe stata a rischio – continua la Leitner – Noi, la Eos, abbiamo organizzato incontri pubblici con la cittadinanza per rassicurare, ma è ovvio che le parole hanno contato poco. I fatti, ci hanno dato ragione, perchè, salvo piccoli episodi, i profughi della Schenoni non hanno mai dato problemi».

L'integrazione, la ricerca di un lavoro per i profughi, inizialmente non sono state semplici.

«Agli inizi del 2017 abbiamo iniziato a cercare dei lavoretti per gli ospiti che inizialmente erano di meno – sottolinea ancora la Leitner – Siamo riusciti a sistemare tutti e quindi il processo di integrazione nella nostra società è potuto iniziare. Oggi le cose vanno talmente bene che sono gli imprenditori e gli albergatori stessi a contattare la Croce Rossa per cercare i profughi per dei lavori e questo non può che renderci fieri del nostro lavoro. Senza dimenticare la Rete di Integrazione da noi creata, di cui la Schenoni fa parte». Il problema sottolineato dal coordinatore del Centro riguardante «i tempi troppo lunghi per il rinnovo dei permessi di soggiorno che provocano un blocco dei contratti di lavoro non è facile da risolvere – conclude Monika Leitner - Il problema esiste, perchè ogni sei mesi i permessi scadono, vanno rinnovati e quindi i giovani profughi devono smettere di lavorare fino a quando non ne sono nuovamente in possesso. Il Comune non può far altro che sollecitare la Provincia che a sua volta dipende da Roma. Quindi, abbreviare i tempi dei rinnovi purtroppo non dipende da noi. Il Comune, in ogni caso, è presente e fa e farà sempre la sua parte».

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