la storia

Rainer, l’artista che crea con l’«aiuto» delle api

Nell’atelier a Bressanone. Apicoltore e scultore, posiziona le opere appena abbozzate in una sezione delle arnie e lascia che gli insetti le modifichino costruendovi sopra dei favi


Jeanne Perego


BRESSANONE. Era la notte tra l’11 e il 12 maggio del 2003 quando nel più famoso museo viennese, il Kunsthistorisches Museum, fu rubata la preziosa saliera che Benvenuto Cellini aveva realizzato tra il 1540 e il 1543 per Francesco I di Francia. Un furto clamoroso che tenne il mondo dell’arte con il fiato sospeso fino al ritrovamento del capolavoro, sotterrato in un bosco.

Nella vetrina infranta con una martellata, che il museo viennese buttò via al termine delle indagini, ora è esposta una scultura che rappresenta l’uomo che rubò la saliera, prigioniero della stessa vicenda. L’opera è in un angolo dell’atelier del suo autore, in un’oasi di verde a due passi da un vivaio e dal cimitero comunale di Bressanone. Attorno alla vetrina, nell’impareggiabile disordine sparso che caratterizza tutti gli studi d’artista, gli altri lavori di Josef Rainer, dalle “Teste e libri” in cui l’artista brissinese rappresenta grandi classici della letteratura come La fattoria degli animali di Orwell attraverso busti in ceramica, ai racconti autobiografici del “piccolo Josef” che, seduto sul bordo di un piatto, spalanca gli occhi davanti agli eroi del suo mondo artistico personale.

Qua e là, su tavoli e scaffali, le sue opere più sorprendenti: le “collaborazioni” con le api. Proprio con gli operosi e indispensabili insetti cui Bressanone rende omaggio anche con un festival ben sviluppato come quello dello scorso fine settimana. Ma come può un artista “lavorare con le api”? Presto detto: Josef Rainer da anni è anche un abile apicoltore che ama e osserva le sue "ragazze ronzanti" in ogni periodo dell’anno, grazie a 4 arnie collocate proprio a pochi passi dallo studio.

Le sue originali “collaborazioni”, una diversa dall’altra, irripetibili, nascono da piccole sculture appena abbozzate che l’artista colloca in una particolare sezione dell’arnia, e che gli insetti modificano, creando con la costruzione di favi delle opere completamente nuove. “Rispettando e possibilmente completando” l’idea dell’artista, come spiega Rainer mostrando una testa umana su cui le api hanno ricreato con i favi l’orbita oculare. “Non sono solo intelligenti, ma anche creative”, dice il 53enne, figlio di quel Martin Rainer cui Bressanone deve la fontana in bronzo in Piazza Duomo che rappresenta il ciclo della vita.

“Ogni volta mi stupisce come perfezionano il mio lavoro scultoreo”, continua l’artista, mostrando come appoggia sulle sue opere incomplete le strisce di cera su cui le api poi andranno ad agire, modellando, torcendo, spostando. È successo così anche con il grande modello di un centro culturale immaginario che nel periodo della pandemia gli insetti hanno interpretato a modo loro.

Talvolta l’artista apicoltore estrae temporaneamente dalle arnie le opere su cui le api stanno “lavorando”, per fare piccole modifiche, ma anche per offrire nuovi spunti agli insetti: è un vero team work all’insegna del rispetto e della capacità di aprirsi al potere e al fascino della natura. I risultati delle collaborazioni tra Josef Rainer e le api mellifere piacciono molto ai clienti di Josef Rainer, soprattutto agli architetti che apprezzano il lavoro di sviluppo fatto dai piccoli insetti ronzanti, che si divertono ad andare oltre senza timori né preclusioni.













Altre notizie

Attualità