bressanone

«Siamo sei in un bilocale ma nessuno ci aiuta» 

Mariella e Gianluca si sono innamorati dell’Alto Adige al punto da trasferirsi. Lei lavora in mensa, lui è capo reparto alla Senfter. «Stiamo bene ma siamo strettissimi»


Anselmo Niglio


BRESSANONE. La casa a Bressanone è diventata “il problema”. Colpisce la storia di Mariella Marino e Gianluca Altruda : vivono in 6 in un bilocale. Domenica, un momento di sconforto e lo sfogo sui social “dopo un anno di porte in faccia adesso basta. Siamo persone oneste con un contratto a tempo indeterminato. Nemmeno la decenza di rispondere alle mail. Se non esce fuori qualcosa a breve saremo costretti ad andar via”.

Trentenni, originari di Caivano in provincia di Napoli. Una vacanza a Merano nel 2017, s’innamorano dei luoghi e decidono di trasferirsi in Alto Adige. Lei è pasticciera e lavora alla mensa scolastica comunale. Lui è capo reparto alla Senfter. La mamma pensionata vive con loro e bada alla bimba di 18 mesi durante il giorno, quando entrambi sono via. Un bambino di 7 anni che va alle elementari. Un cane. Una famiglia normale. Ma per il mercato immobiliare brissinese non è abbastanza. “Ci siamo trasferiti a Bressanone nel 2019 – dice Mariella – questi luoghi mi hanno letteralmente rapita. La neve, l’aria tersa, i sentieri di montagna. Dopo poche ore che ero a Merano da un’amica di mia madre – vive lì da 20 anni – ho capito che questo era tutto ciò desideravo per la mia famiglia. Nel giro di un anno e mezzo abbiamo venduto tutto (avevamo un Tabacchi di proprietà, 2 case, terreni) e ci siamo trasferiti a Varna”.

Come primo appoggio la famiglia ha trovato una sistemazione provvisoria da un parente. “Siamo stati ospiti di mio cugino per 2 mesi – continua Mariella – ho iscritto il piccolo all’asilo e grazie al passaparola abbiamo trovato l’attuale bilocale in cui viviamo a Bressanone. Anche in quel caso centro affitti e agenzie immobiliari niente, non ci hanno mai calcolato. È assurdo che nonostante la disponibilità economica, garanzie bancarie e lavorative ci trattino in questo modo. Un mio caro amico pizzaiolo che lavora in città ha impiegato due anni per trovare un trilocale ed è dovuto andare a Naz-Sciaves”.

Nonostante gli affitti proibitivi (dai 1.000 euro in su più le spese), i prezzi d’acquisto alle stelle (5–6 mila euro metro quadro) e persone disposte a pagare tali cifre proibitive – alla luce degli stipendi medi – si preferisce tenere gli appartamenti chiusi piuttosto che renderli disponibili. E niente hanno potuto moral suasion istituzionale e Superimi. “Sono 4 anni che abitiamo a Bressanone – la voce di Mariella è rotta dal pianto – abbiamo costruito una famiglia e in 12 mesi di ricerche nessuno che si è degnato di darci una risposta. Possibile che non c’è un quadrilocale libero in tutto il Comune? Ho sempre pensato che l’Alto Adige fosse il meglio che io potessi offrire ai miei figli. Ma dal 2021, quando è nata la mia secondogenita e mia mamma si è trasferita da noi per darci una mano, il paradiso si è trasformato in inferno”. Inferno che la famiglia Altruda pensava di aver lasciato alle spalle. Caivano difatti è tristemente nota per il Parco verde, i casi di cronaca nera, la criminalità organizzata, la droga, i roghi di rifiuti.

“Nella via dove abitavo – conclude Mariella – dei miei vicini di casa tanti avevano una grave patologia oncologica. Abbiamo abbandonato ogni cosa pur di garantire ai nostri figli un futuro migliore. Non avrei mai pensato di imbattermi in difficoltà di questo tipo per una casa. Mio marito ha provato anche a Chiusa, con i colleghi di lavoro. Mi sono data un termine. Sono al limite. La cosa mi fa arrabbiare. Io ci credevo. Perché chiamate persone dal Sud, le impiegate e poi non date loro la possibilità di stabilirsi. Di trovare una sistemazione adeguata. È come se finito l’orario di lavoro, l’incantesimo svanisce. Apparteniamo a mondi diversi. Ci si volta dall’altra parte. Sono arrivata allo stremo. E paradossalmente non rientriamo neanche nelle case Ipes. Per i parametri provinciali siamo ricchi, quando in realtà lavoriamo per vivere. Ho sentito di persone che hanno impiegato 5 anni a cambiar casa. Mia figlia cresce, come faccio, la metto nella vasca da bagno? Io amo questi luoghi, però non credo sia giusto che si debba soffrire così per un alloggio. Di carattere non chiedo mai niente a nessuno. Ma in questa situazione se qualcuno ha qualche dritta può contattarmi su Messanger: Mariella Marino. Ringrazio l’attuale proprietario di casa per averci permesso di ricavare una sorta di stanza con una parete di cartongesso nell’attesa che qualcosa si liberi”.

 













Altre notizie

Attualità