Vipiteno, muore a 93 anni la testimone della guerra 

Il lutto. Scompare Noemi Mattedi Baldessari, arrivata in Alta Valle Isarco nel 1943 Dovette lavorare per i soldati tedeschi: le sue memorie sono raccolte nel libro della comunità


Sara Martinello


Vipiteno. Quando si leggono le storie delle persone è inevitabile provare affetto per chi le racconta. Perciò è ancora più dolorosa la scomparsa di Noemi Mattedi Baldessari, che giunta all’età di 93 anni ha lasciato le sue due figlie Elena e Grazia, la loro famiglia, la parrocchia (dove era molto presente). Le tante persone che ne hanno amato la generosità e il sorriso. Di recente aveva dato il proprio contributo a “Vipitenesi. Storia di una comunità dalle origini al dopoguerra”, il volume che racconta le storie degli abitanti di lingua italiana della città. La memoria di quasi cent’anni di vita che con grande lucidità ha lasciato alla comunità rappresenta un patrimonio storico di primaria importanza.

Noemi Mattedi nacque a Salorno nel 1927 da una famiglia originaria della val di Cembra. I suoi ricordi erano segnati dal disorientamento di un padre tornato dalla Prima guerra mondiale con un proiettile ancora conficcato nel corpo e dalla morte di uno dei suoi fratelli maggiori, ucciso in Finlandia a soli 24 anni. «A Salorno facemmo un funerale finto – aveva raccontato durante l’intervista per il libro – con le autorità e in grande stile perché era il primo caduto del paese. La verità è che mio fratello fu il primo di una lunghissima serie di morti».

Nel 1943 il padre si trasferì a Vipiteno, dove lavorava alla polveriera. A febbraio la quindicenne Noemi, che a Salorno era impiegata nella ditta di imballaggi Farina, andò a trovarlo, ma nel frattempo le cose si complicarono e lei fu convocata al servizio della Wehrmacht a Campo di Trens. Insieme ad altre ragazze doveva pulire le baracche del baraccamento militare tedesco accanto allo scalo ferroviario. Quando lo scalo fu bombardato fu inviata a Colle Isarco. «Dormivo al Palace Hotel e di giorno andavo a lavorare al Grandhotel Gröbner, sede del Sicherheitsdienst (SD)», racconterà oltre settant’anni dopo. A lei e alle altre ragazze italiane reclutate i soldati nazisti avevano scattato fotografie di fronte e di profilo e preso le impronte digitali. Di quel periodo ricordava l’obbligo della riservatezza: «Dovevo pulire e riordinare in silenzio tutto un piano di uffici, loro non c’erano quasi mai, le carte dovevo buttarle in un buco in un corridoio che poi andavano dirette a bruciare. Guai se leggevo, ma a me non interessava, era in tedesco. E poi potevano arrestare mio padre, non guardavo niente». Per i prigionieri nelle cantine raccoglieva mozziconi di sigaretta, una volta i fondi di vino nei bicchieri dei tedeschi, versati tutti in una bottiglia. Tra loro c’era una maestra, Zita: «Aveva l’ulcera e quello che le davano le faceva malissimo. Dopo tanti anni suo marito è venuto a ringraziarmi per il cibo che le davo in quel periodo, perché quando riuscivo gliene passavo del mio».

In quel periodo Noemi conobbe il suo futuro marito, che aveva lasciato l’esercito dopo l’8 settembre. Era un meccanico, lo presero a lavorare alla Leitner. L’idea di sposarsi nacque dalla speranza che così Noemi sarebbe stata licenziata dal lavoro per i nazisti, cosa che però non avvenne. «Ci sposammo nel 1944 e non mi lasciarono a casa nemmeno quando rimasi incinta della mia prima figlia, che nacque tre mesi dopo la fine della guerra. Alla fine della guerra i tedeschi buttavano la roba fuori dalle finestre e cercavano di scappare, ma da quel momento erano loro i prigionieri».

La città di Vipiteno è in lutto. Sono addolorati Giulio Todesco e Norma Corti Fontana: «Il dolce sorriso di Noemi Baldessari ci ha lasciato, si è chiusa anche la finestra che ci aveva aperto con limpidezza sulla storia della nostra comunità che sempre di più si impoverisce perdendo generosità, sorrisi e memoria. Noi con tutta la famiglia dell’Upad la ricordiamo con tanto affetto e abbracciamo le figlie».













Altre notizie

Attualità