l’inchiesta

Caso mascherine cinesi, la Procura di Bolzano: «Gli indagati sapevano che non erano a norma»

Depositato l'avviso di conclusione delle indagini. La difesa di Oberalp: “Agito in buona fede”. Zerzer: “Fiducia nella giustizia”



BOLZANO. La procura di Bolzano ha depositato l'avviso di conclusione delle indagini sulle mascherine cinesi che erano state acquistate ormai tre anni fa, a inizio pandemia, per oltre 9 milioni di euro dall'azienda Oberalp su richiesta dell'Asl e poi non utilizzate poiché considerate fuori norma.

Come anticipato dall'Alto Adige un mese fa, il pm Igor Secco sostiene, tra l'altro, che i responsabili, ancora prima dell'arrivo della maxi-consegna, sarebbero stati a conoscenza del fatto che le dpi non erano a norma. Tra i sette indagati, a vario titolo, ci sono il direttore generale e il direttore amministrativo dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, Florian Zerzer e Enrico Wegher, il vice responsabile dell'unità Covid Patrick Franzoni e l'ad di Oberalp Christoph Engl. Le ipotesi di reato contestate dalla procura sono due: frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti.

L'avvocato Gerhard Brandstaetter, che difende i rappresentanti del gruppo Oberalp, respinge le accuse, sottolineando che abbiano agito in buona vede in un momento emergenziale. Zerzer, interpellato da Rai Suedtirol, afferma di avere "piena fiducia nella giustizia e di attendere fiducioso l'esito dell'inchiesta". Il Team K, ricordando l'operato della commissione d'inchiesta del consiglio provinciale sulla questione, chiede le dimissioni dei responsabili dell'Asl coinvolti nel caso.













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