RICERCA

Coronavirus, al via lo studio Chris. L'appello: importante partecipare

Ricerca di Eurac Research e Azienda Sanitaria sulla popolazione della val Venosta



BOLZANO. Nelle prossime due settimane in val Venosta si dovranno svolgere almeno 1.400 screening per poter porre le basi per la ricerca su Covid-19 in Alto Adige. Ieri, durante il primo giorno di studio, un centinaio di persone hanno risposto all'invito di Eurac Research e Azienda Sanitaria dell'Alto Adige e si sono sottoposte allo screening.

Grazie alla partecipazione della popolazione della val Venosta negli ultimi dieci anni, oggi con lo studio Chris i ricercatori dell'Alto Adige dispongono di una risorsa unica: informazioni su stile di vita e stato di salute del sistema cardiovascolare, nervoso e metabolico di ognuno dei 13.393 partecipanti.

La possibilità di combinare questi dati con nuove indagini su Covid-19 apre straordinarie opportunità che possono contribuire alla ricerca su questa malattia in tutto il mondo. 1.815 dei partecipanti a Chris saranno invitati a sottoporsi a un esame sierologico (esame del sangue per la ricerca di anticorpi) e a un tampone nasofaringeo. Con questo studio di prevalenza, i ricercatori potranno stimare quante persone sono state infettate dal virus.

Tutti i 13.393 partecipanti a Chris e tutte le persone (compresi i minori) che vivono con loro (circa 19.000 persone) saranno invitati in questi giorni a compilare un questionario online sui sintomi. Chi riporta sintomi e i loro familiari saranno invitati a sottoporsi a un esame sierologico e a un tampone nasofaringeo.

Chiunque abbia un profilo negativo (nessun sintomo che indichi Covid-19 o risultati negativi del test) sarà invitato a compilare il questionario ogni quattro settimane per un anno per verificare la comparsa di nuovi sintomi. Follow-up dei positivi: per verificare se la risposta immunitaria al virus persista nel tempo, chi risulterà positivo in entrambe le precedenti fasi dello studio sarà invitato a ripetere il test sierologico ogni tre mesi per un anno. Questo è importante per capire se, una volta avuta l'infezione, si rimanga immuni o si possa diventare nuovamente suscettibili a infezione. Attraverso lo studio, tutti i partecipanti hanno l'opportunità di conoscere gratuitamente il proprio stato di salute riguardo a Covid-19 e contribuire a fornire dati preziosi per la ricerca, osserva Eurac in una nota. 













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