L’intervista

Il neoquestore Sartori: «Non sono uno sceriffo, applico la legge»

Già decine i provvedimenti adottati dal suo insediamento a Bolzano il 1° marzo: «Userò tutte le armi a disposizione per prevenire la criminalità». Violenza di genere e infiltrazioni mafiose tra le priorità: «Importante che i cittadini collaborino» (Sartori ospite in redazione all’Alto Adige, foto DLife)

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Maddalena Ansaloni


BOLZANO. Paolo Sartori, 62 anni, si è insediato come questore della provincia di Bolzano solo il primo di marzo, ma già ha avuto modo di fare parlare di sé. Nei giorni scorsi sono stati effettuati controlli a tappeto in quasi tutte le zone della città ed anche in provincia. Sono numerosissimi i provvedimenti adottati per il contrasto alla criminalità, più di dieci i decreti di espulsione emessi, altrettanti i fogli di via, gli arresti e gli ammonimenti firmati a suo nome. In precedenti incarichi era stato definito "sceriffo" per il polso fermo nei confronti del crimine. «Non mi piace questo termine, non mi sembra affatto appropriato», sorride. Ma più che sulla repressione, la linea di Sartori viaggia verso la prevenzione, a favore della quale garantisce: «Userò tutte le armi che la legge mi mette a disposizione».

Ha iniziato la sua lunga carriera come Capo della squadra mobile di Trento nel 1992.Nel suo curriculum vanta un'importante esperienza internazionale di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nei paesi dell'Est Europa e del Centro America. Prima del suo arrivo a Bolzano ha ricoperto l'incarico di Questore della provincia di Vicenza, fino al novembre 2023. Collabora con la rivista Limes ed è docente all'università San Raffaele di Milano. Nei giorni scorsi è stato ospite della riunione di redazione, accolto dal direttore Alberto Faustini.

Che idea si è fatto di Bolzano in questi primi giorni da questore nella nostra provincia?

Ho notato con piacere che vi è un grandissimo senso civico, e una assai diffusa compartecipazione dei problemi legati alla sicurezza da parte della società civile. Questa è un'ottima cosa, soprattutto se poi si traduce in specifiche segnalazioni. Per questo ricordo che esiste un'app della polizia di stato, dal nome «Youpol», in cui è possibile fare segnalazioni direttamente alle nostre centrali operative. Inoltre ho potuto riscontrare un'ottima collaborazione tra diverse forze dell'ordine, arma molto efficace, così come è imprescindibile la collaborazione con i sindaci. Nella loro qualifica possono essere molto importanti le segnalazioni di stati di degrado, di sicurezza o di problemi di carattere familiare o sociale.

Recentemente sono stati proprio i cittadini a segnalare alcuni casi legati alla violenza di genere...

Purtroppo questo rappresenta uno dei fenomeni criminali peggiori, nei confronti del quale la polizia cerca di dare la massima assistenza. Se queste situazioni vengono segnalate in maniera tempestiva, è possibile evitare che si trasformino in vere e proprie tragedie.

Quali sono i campanelli di allarme che devono spingere un vicino, o un testimone, a chiamare le forze dell'ordine?

Ogniqualvolta si percepisce di trovarsi in presenza di una situazione anomala, per gravità e contesto. In ogni caso è sempre meglio una chiamata in più che una in meno. La cosa più delicata è convincere le vittime a denunciare.

È già stata utilizzata la stanza in Questura per l'ascolto protetto?

Sì, in più situazioni. In questi casi abbiamo specifiche modalità di intervento operativo. Ad esempio viene adottato un protocollo specifico che si chiama "Scudo", che fa sì che tutte le volte che le pattuglie delle "volanti" intervengono in casi di violenza domestica, venga descritta minuziosamente la situazione, in modo che gli agenti abbiano una fotografia chiara del quadro che troveranno in quella casa. Un altro strumento molto importante in questo senso è l'ammonimento del questore: una misura di prevenzione che consente di aprire un fascicolo per monitorare concretamente la situazione, e di intimare al maltrattante di astenersi da comportamenti violenti e vessatori. Esso, soprattutto, nel caso di reiterazione, consente di procedere all'arresto in flagranza. Inoltre il maltrattante riceve un provvedimento scritto, che lo invita a rivolgersi a centri specializzati, dove intraprendere un percorso di consapevolezza. Da parte nostra cerchiamo di dare la massima assistenza soprattutto alle vittime, anche perché quello della violenza di genere rappresenta uno dei crimini più odiosi.

Riguardo a tutti i provvedimenti di questi giorni, è sicuramente un segnale molto forte quello che state dando alla cittadinanza.

Sì, i provvedimenti che ho adottato in questi giorni rappresentano sicuramente un segnale molto forte, con lo scopo anche di infondere nella cittadinanza una maggiore percezione della sicurezza.

Un'altra questione importante riguarda le infiltrazioni mafiose, Bolzano vi è soggetta?

Dove vi è ricchezza, è facile che questa attragga le organizzazioni criminali. Motivo per cui sarà mia massima cura dare la massima attenzione. Con la collaborazione della Guardia di finanza e delle altre forze dell'ordine metteremo in gioco anche in questo campo tutte le armi possibili: dal sequestro dei beni al prevenire infiltrazioni negli appalti pubblici. Un tema si cui si è occupato anche durante la sua esperienza internazionale.

Si è mai trovato in situazioni di pericolo?

Durante il periodo trascorso all'estero ho vissuto oltre due anni sotto scorta, per un'indagine su beni sequestrati a Cosa nostra. È un argomento sul quale cercherò di essere particolarmente incisivo.

Per concludere, novità riguardo i passaporti?

Posso solo dire che intendo riorganizzare l'ufficio, e che la sezione sarà potenziata in maniera consistente per far fronte alle esigenze dei cittadini.













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