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L’Alto Adige fatica a recuperare gli interventi chirurgici dopo il Covid

La provincia di Bolzano è penultima in classifica, peggio di noi solo la Liguria, con una percentuale di recupero dei ricoveri chirurgici programmati pari al 21% (mentre il dato italiano è al 66%)


Valeria Frangipane


BOLZANO.  La Sanità post Covid fatica a recuperare in titta Italia interventi, visite specialistiche e screening oncologici. E l’Alto Adige finanziato dalla Provincia - con 1 miliardo e 500 milioni di euro l’anno -è in forte ritardo sugli interventi chirurgici. Se Toscana (99%), Trentino (95%), Emilia Romagna (91%) e Valle d’Aosta (90%) sono in cima alla classifica con percentuali importanti di recupero - e parliamo delle prestazioni totali riferite al 2022) - Bolzano è al 65%, stessa media italiana. I dati sono di Fondazione Gimbe - presidente Nino Cartabellotta - e si basano sulle analisi dei dati del ministero della Salute contenuti nel Rapporto sul Coordinamento della Finanza Pubblica della Corte dei Conti.

Asl: flussi dati scorretti.
«Stiamo recuperando bene- commenta l’Asl - in certi ambiti siamo addirittura molto forti. Se qualche risultato non è soddisfacente non è certo dovuto alla carenza dei nostri servizi, ma a flussi informativi verso Roma, come giá accaduto in altre occasioni». In sostanza - spiega l’Azienda - i dati comunicati a Roma che ci riguardano non sono tutti corretti.

Interventi chirurgici, penultimi.
A Bolzano - penultima in classifica, peggio di noi solo la Liguria (14%) - la percentuale di recupero dei ricoveri chirurgici programmati è pari al 21% (dato Italia 66%) mentre a Trento è del 44%. E l’Asl per abbattere le liste sta pensando ad interventi eseguiti fuori dagli ospedali. Soprattutto operazioni di Neurochirurgia alla colonna, in particolare ernie discali. E interventi ortopedici. I vertici dell’Azienda ne hanno parlato all’incontro con le cliniche: un percorso iniziato mesi fa e che adesso, con la raccolta delle manifestazioni d’interesse, potrebbe realizzarsi a breve. In sintesi l’Asl alle prese con attese importanti, carenza di personale e perciò di letti, cerca alternative secondo modelli e format già in vigore nel resto d’Italia. La soluzione è quella di “affittare” presso i privati sale operatorie esterne, usufruendo di tutto il personale. Il chirurgo dell’Azienda andrà ad operare fuori dall’ospedale, sarà affiancato da personale tecnico infermieristico di sala esterno e probabilmente anche da anestesisti esterni.

Intramoenia chirurgica.
E l’Asl lavora anche all’introduzione - probabilmente a partire dall’autunno (dopo le elezioni) - dell’intramoenia chirurgica. Se ne parla da anni e si tratta della libera professione svolta tra le mura dell’ospedale, di prestazioni in questo caso chirurgiche, erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici che utilizzano l'ospedale a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Il chirurgo è tenuto al rilascio di regolare fattura e la spesa è detraibile dalle imposte. Sulla questione interviene con un’interrogazione Diego Nicolini, consigliere provinciale M5S: «La legge nazionale ammette questo tipo di attività, ma a condizione di un monitoraggio pubblico dei tempi di attesa per la tipologia degli interventi da effettuare con questa modalità». Come dire e noi il monitoraggio ce l’abbiamo? Nicolini chiede anche quali tipologie di interventi verranno effettuati con questa modalità, in quali presidi ospedalieri o ambulatori e come si intendono pagare e rendicontare le spese del personale di supporto.

Bene gli screening oncologici.
Sempre in Alto Adige la percentuale di recupero degli inviti a screening oncologici è del 98% (Italia 82%) e del 100% a Trento. Mentra la percentuale di recupero delle prestazioni di screening in Alto Adige è del 93% (dato Italia 67%) e del 100% a Trento.

Le visite recuperate al 66%.
La percentuale di recupero rispetto al 2022 delle prestazioni ambulatoriali in Alto Adige è del 66% (Italia 57%) e del 100% a Trento. La percentuale del finanziamento rendicontato rispetto a quello assegnato è del 29% a Bolzano (Italia 69%) e del 49% a Trento, mentre la percentuale di committenza alle strutture private accreditate è al 20% a Bolzano (Italia 29%) e dell'8% a Trento.













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