Cinque gattini gettati nei rifiuti 

Animali abbandonati. I cuccioli erano stati buttati in una campana della carta di via Pascoli, a San Giacomo Tutti ipotermici e aggrovigliati nei cordoni ombelicali: uno è morto. La storia tra randagismo e salute dei felini



Laives. Sono stati ritrovati in un bidone della carta in via Pascoli, a San Giacomo, miagolanti per il dolore, il freddo e la fame, coi cordoni ombelicali tutti annodati. Cinque gattini appena partoriti da una madre che chissà dov’è scomparsa, le mammelle piene di quel latte che non potrà dare ai propri cuccioli e che probabilmente le provocherà una mastite straziante.

A raccontare il recupero dei poveri micini è Federica Bovenga, veterinaria della clinica Vetbz di via Resia, a Bolzano: «Ieri pomeriggio (mercoledì, ndr) una ragazza, passando accanto a una campana della carta, ha sentito un miagolio. Avvicinandosi ha notato qualcosa muoversi in un sacchetto: erano cinque gattini nati poche ore prima. Con l’emergenza in atto la Sill non era in grado di garantire l’assistenza, però ha ugualmente potuto trasportare i cuccioli fino alla nostra clinica. Erano tutti aggrovigliati tra loro, i cordoni ombelicali tanto stretti che uno aveva una zampina ormai in necrosi e gliel’abbiamo dovuta amputare. Erano tutti ipotermici, disidratati e affamati, così li abbiamo riscaldati e abbiamo preparato piccole flebo calde per alimentarli». A questo punto interviene la volontaria Shari Crivellari: «Li ha presi in carico, se li è portati a casa – prosegue Bovenga –. Uno di loro purtroppo la notte è tornato in clinica per via di un’ernia addominale. Non ce l’ha fatta. La prima settimana di vita è quella più rischiosa».

I piccoli, già gravati da infezioni, ora sono al sicuro grazie al pronto intervento della comunità. C’è chi cerca mamma gatta, chi si prende cura dei cuccioli, chi già si vuole adoperare per dare una famiglia ai quattro fratellini. E per andare a fondo di una storia che già nella prima mattina di ieri aveva fatto il giro del web. Secondo l’articolo 544-ter del codice penale, infatti, il responsabile del gesto rischia fino a 18 mesi di carcere o una multa fino a 30 mila euro.

«Non sono coinvolta direttamente in questa vicenda, ma la trovo una notizia angosciante», commenta affranta Adriana Cicognani, “gattara” nota a Laives. «Forse la mamma gatta appartiene a qualcuno che non voleva i cuccioli o è una gatta randagia che ha scelto un giardino privato per partorire i suoi piccoli, il giardino di qualcuno che senza cuore li ha trovati e buttati in un modo orribile». Il ritrovamento dei micini è lo spunto per una riflessione sulla sterilizzazione e sulla castrazione dei gatti, «atti di responsabilità – così la veterinaria Bovenga – prioritari per il benessere dell’animale e per la prevenzione del randagismo. La sterilizzazione serve anche a prevenire malattie tumorali, per esempio alla mammella o all’utero».

Cicognani spiega i rischi di una gestione irresponsabile: «Anche i gatti soffrono, e se non sterilizzati cercano disperatamente di accoppiarsi rischiando di finire sotto un’automobile, di essere contagiati da Fiv o Felv (i virus dell’immunodeficienza e della leucemia feline, ndr), o peggio di trovare sul loro cammino qualche gatta randagia purtroppo non sterilizzata, contrariamente a quanto stabilisce la legge. Voglio ricordare che la Sill è disponibile ad aiutare a sterilizzare e che ci sono tante associazioni sul territorio, tante gattare che gratuitamente potevano fare qualcosa per evitare un reato così cruento e gratuito».

L’operazione oggi è fatta soprattutto in endoscopia, cioè praticando un’incisione di 2 o 3 millimetri molto meno invasiva e dolorosa rispetto a quelle praticate un tempo. Ma sembra ancora un tabù, tanto che il legislatore ha dovuto inserire la frase “La sterilizzazione non è un maltrattamento” nella normativa. Forse perché gli animali domestici sono percepiti come più vicini all’essere umano, col conseguente trasferimento dei tabù della maternità. O forse perché i gatti sono “utili”: nel mondo rurale infatti un gatto non sterilizzato significa la moltiplicazione dei predatori di topi, predatori affamati dai padroni. «Ma per sfamare un gatto servono dieci topi al giorno. E dove li trovi, a San Giacomo?». S.M.













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