Dall’inizio del coronavirus sei morti in Casa di riposo 

Laives e Cortaccia. Emergenza gestita con 20 dipendenti di altri servizi del Comprensorio Lanziner: «Buona singergia col Comune. Sono felice di aver evitato precetti e ordini di servizio»


Massimiliano Bona


Laives/cortaccia. La situazione alla casa di riposo di Laives resta complessa da gestire ma grazie all’invio di una ventina di addetti specializzati dai tre Distretti sparsi sul territorio il Comprensorio è riuscito a fronteggiare l’emergenza.

«Sono contento - spiega il presidente del Comprensorio Oltradige Bassa Atesina Edmund Lanziner - perché non sono dovuto ricorrere ai precetti e agli ordini di servizio. Sarebbe stata una procedura davvero antipatica e quindi ho apprezzato sia la buona volontà che il senso di responsabilità di Osa e Oss che già avevamo in organico. In questo modo siamo riusciti a tamponare l’emergenza».

Tra gli ospiti - compresi alcuni pazienti trasferiti in una clinica di Bolzano - si è registrato qualche decesso, come nella maggior parte delle strutture per anziani e lungodegenti della provincia.

«Lodevole - prosegue Lanziner - anche l’aiuto che ci è stato fornito dal Comune di Laives che ha messo a disposizione i suoi cuochi, anche perché i casi di Covid avevano interessato anche gli addetti alla mensa. L’impressione è che il peggio sia alle spalle ma l’attenzione dovrà restare comunque alta. Contiamo che almeno una parte del personale in malattia da alcune settimane rientri a breve anche perché, con la ripresa della consegna dei pasti a domicilio, dovremo dirottare diversi operatori anche a questo servizio, altrettanto importante per la comunità».

Situazione molto più tranquilla a Cortaccia dove i positivi sono stati molti meno e la situazione è stata gestita senza particolare affanno. Dall’inizio dell’emergenza i morti nelle case di riposo gestite dal Comprensorio sono stati sei, di cui tre per Covid. Tra loro, come detto, anche pazienti che erano già stati trasferiti in una casa di cura bolzanina. «Guardando anche solamente i numeri - conclude Lanziner - possiamo aggiungere che lo scorso anno, nello stesso periodo considerato, nelle nostre strutture c’erano stati complessivamente più decessi».

In particolare per quanto attiene la «Domus Meridiana», come avevano spiegato nei giorni scorsi i vertici della struttura, erano stati fatti test a tappeto anche fra i dipendenti e i collaboratori della struttura: «Ne sono stati fatti un centinaio – aveva spiegato il direttore Marco Maffeis –. Tra i nostri collaboratori, 23 purtroppo sono risultati positivi al virus; 77 invece i negativi».

Nonostante la situazione all’interno della casa di lungodegenza Domus Meridiana sia ancora difficile, «grazie allo sforzo generale – dice Marco Maffeis –, dal personale sociosanitario, il nostro e quello degli altri servizi sociali, ai medici di base operanti in struttura e agli amministrativi che lavorano da casa, cominciamo a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. Abbiamo tanta voglia anche noi di una “fase due”, che sarà l’obiettivo delle prossime settimane, in stretta collaborazione con l’ufficio igiene e sanità pubblica, sempre al nostro fianco. Ringrazio in maniera particolare la dottoressa Maria Grazia Zuccaro, che ci sta affiancando». Del resto, in questi casi più che mai, è solo con il lavoro di squadra che si riesce a fronteggiare l’emergenza.

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