il centro d’accoglienza 

I profughi del Cas lavorano ma per molti sono invisibili

LAIVES. A poco più di un anno dall’insediamento di una cinquantina di profughi nella struttura allestita nella zona industriale di Laives, si può dire che sia stato raggiunto il traguardo auspicato,...



LAIVES. A poco più di un anno dall’insediamento di una cinquantina di profughi nella struttura allestita nella zona industriale di Laives, si può dire che sia stato raggiunto il traguardo auspicato, cioè di riuscire a dare un impiego a questi ospiti. Per questo gli imprenditori del circondarioerano stati esortati a impiegare gli ospiti del centro, gestito da dall’associazione “River Equipe” in collaborazione con Volontarius.

A distanza di un anno risulta infatti che buona parte degli ospiti sia stata impiegata: chi nella raccolta delle mele, chi nel settore ristorazione e logistica, così come nei servizi di pulizia e in qualche supermercato. Quest’estate, inoltre, alcuni di loro hanno anche partecipato alla creazione di un orto nell’area accanto al centro di accoglienza, un lavoro eseguito insieme ad Heinrich Abraham, esperto di botanica ed ex assessore all’ambiente del Comune di Laives. L’assessora Martha Stocker, visitando il centro di accoglienza poco dopo l’apertura, aveva promesso che sarebbe passata per insegnare le basi della lingua tedesca.

La responsabile del centro Francesca Carraro conferma come buona parte degli ospiti sia occupata. «Rispetto all’inizio qualcuno dei nostri ospiti è anche uscito dal centro, perché grazie al lavoro ha superato il reddito massimo previsto per poter continuare a rimanervi, e così ha iniziato a gestirsi autonomamente. C’è poi chi ha trovato un lavoro a tempo determinato, e quindi rimane ancora qui. Organizziamo anche corsi di riqualificazione, perché possano inserirsi meglio nel mondo del lavoro».

Quello dell’inserimento nel mondo del lavoro è uno dei risultati che ci si era posti fin dall’inizio della permanenza dei rifugiati al centro di accoglienza locale. In buona parte il risultato è stato raggiunto, così come non si è mai verificato alcun problema con la sicurezza riconducibile a questa presenza. Anzi, le persone ospitate nella struttura sono una realtà molto discreta e riservata, tanto che la comunità locale quasi ne ignora l’esistenza, anche se – come era stato promesso dall’amministrazione comunale – si sarebbero dovute organizzare serate pubbliche per presentare il progetto alla cittadinanza. (b.c.)













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