Polizia locale all’aeroporto per bloccare il cantiere 

L’intervento. Il Comune invia gli agenti nell’areale per fare verifiche sui lavori in corso Il sospetto è che si stia predisponendo l’allungamento della pista nonostante la sentenza del Tar



Laives. Dopo la sentenza del Tar che, dando ragione al ricorso del Comune di Laives, aveva decretato che la procedura adottata dall’ex giunta provinciale per bloccare la variazione urbanistica di uno spazio al confine sud dell’aeroporto di San Giacomo era da rifare, in municipio si confidava nel blocco dei lavori iniziati nel frattempo. Invece questi sono andati avanti, così il Comune a sua volta ha deciso di diffidare la società che ha in gestione l’aeroporto, e la ditta che lavora, dalla prosecuzione dell’intervento.

«Venerdì scorso, visto che il cantiere non si fermava, abbiamo mandato gli agenti della polizia locale – dice il vicesindaco Giovanni Seppi – confidando nel buonsenso, dato che c’è una sentenza del Tar che ci dà ragione. Lo scorso finesettimana c’era un operaio nell’area in questione, ma poi abbiamo verificato come i lavori siano ripresi in maniera più vigorosa. Quindi non ci rimane che dare seguito alla diffida affinché venga rispettata la sentenza del Tar e si blocchino immediatamente i lavori finalizzati all’allungamento della pista aeroportuale sul territorio comunale di Laives».

Il braccio di ferro tra Laives e la Provincia (prima) e con la società che poi ha acquistato le quote dell’aeroporto in realtà va avanti da qualche anno, scandito da passaggi eclatanti, come il referendum popolare del 2016, quando il 70,7 per cento dei votanti si oppose al finanziamento pubblico della struttura, fin lì sostenuta da fondi provinciali. «Un “no” - hanno sempre detto gli amministratori comunali e gran parte dei cittadini consultati – che doveva intendersi anche come un “no” all’allungamento della pista verso sud, vale a dire sul terreno di Laives».

In seguito, il Comune aveva anche fatto un ulteriore passo in avanti per tentare di sbarrare la strada all’allungamento, approvando una variazione urbanistica con la quale quel terreno veniva messo sotto tutela e classificato come biotopo “a secco”. Neanche il tempo di spedire la variazione in Provincia che la giunta provinciale, nonostante si fosse ormai a qualche settimana dalla scadenza, fermò immediatamente la richiesta di variazione, con una procedura ritenuta già allora “singolare”. Infatti normalmente la variazione urbanistica, prima di essere approvata o bocciata, deve seguire un determinato iter che va dall’approvazione del consiglio comunale alla commissione urbanistica provinciale per un primo parere tecnico. Da lì, la documentazione deve tornare al Comune per le osservazioni e quindi nuovamente alla giunta provinciale per il parere definitivo. Nessuno di questi passaggi scanditi da precise normative era stato fatto, e questo ha convinto anche il Tar, al quale era ricorsa Laives, che l’iter non era corretto.

Vista la sentenza, la città confidava nel fatto che anche il cantiere nel frattempo montato al confine sud dell’aeroporto avrebbe dovuto fermarsi. Invece no: dapprima si era parlato di lavori solo per sistemare la recinzione e per spostare una stradina, ma «adesso – è convinzione comune in città – in realtà si starebbe predisponendo l’allungamento della pista».













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