Sentiero pedociclabile, la commissione tira dritto 

Vadena protesta perché la nuova pista penalizzerebbe gli abitanti in zona Cervo Il vicesindaco Seppi: «Provincia e comunità comprensoriale daranno retta a noi»


di Sara Martinello


LAIVES. Braccio di ferro tra Laives e Vadena sul collegamento pedociclabile nei progetti della comunità comprensoriale: se da Laives il nulla osta c’è ormai da un paio d’anni, Vadena si oppone strenuamente per via dei disagi che la pista porterebbe ai residenti della zona Cervo. Disagi alla sicurezza – anche di chi usufruirebbe del collegamento – per via dell’attraversamento obbligato di automobili e trattori, ma anche all’agricoltura, con le restrizioni all’uso di anticrittogamici che la normativa provinciale impone nelle vicinanze delle aree verdi.

Ieri a Laives si è riunita la commissione edilizia. Del corposo ordine del giorno uno dei punti più salienti è la richiesta di conformità al Comune per il sentiero pedociclabile che, annettendo Laives a Vadena, permetterebbe il collegamento mancante con la rete ciclabile sovracomunale lungo l’Adige. La sua realizzazione è data ormai per assodata, anche se, come avverte il vicesindaco e presidente della commissione edilizia Giovanni Seppi, prossimamente potrebbero esserci novità che obbligherebbero a rimandarla. Ognuno dei due Comuni, intanto, deve esprimersi sull’opportunità dell’opera, dopodiché la decisione finale spetterà alla Provincia. Le posizioni si conoscono già: Laives è favorevole, Vadena contrario. L’ago della bilancia, però, pende nettamente verso Laives. «Se ne parla da vent’anni – esordisce Seppi – e solo negli ultimi due il progetto si è finalmente sbloccato. Intanto il progetto esecutivo è stato approvato e abbiamo concluso la fase degli espropri di nostra competenza: confidiamo che Provincia e comunità comprensoriale continueranno a sostenerci in questo progetto utile a residenti, sportivi e turisti».

Dall’altra sponda dell’Adige, però, arrivano le lance degli abitanti di Vadena. Il sindaco Alessandro Beati spiega che già un paio di anni fa la comunità comprensoriale aveva commissionato all’ingegnere comunale Giorgio Giacomozzi uno studio di fattibilità – reperibile in forma completa nel web – per il quale l’incaricato aveva sentito, tra i vari enti, anche il Comune di Laives. «L’ingegner Giacomozzi ha elaborato diverse varianti al progetto di far passare la ciclabile in zona Cervo. La migliore sarebbe quella che interessa il sottopasso verso via Vadena, dove esiste già una ciclabile peraltro costata una somma notevolissima. Ma il Comune di Laives insiste sulla zona Cervo come prosecuzione naturale della ciclabile della stazione, dove i lavori sono già in atto. Intanto noi siamo in attesa ormai da diversi mesi della sentenza del Tar sul ricorso contro l’inserimento della pista ciclabile in quell’area». Il ricorso l’ha mosso la famiglia Comperini, residente della zona Cervo di Vadena. Portavoce è Monica Comperini, che spiega nel dettaglio i motivi della contrarietà. «Innanzitutto si tratta di sicurezza. Il collegamento pedociclabile correrebbe parallelo a una stradina interpoderale su cui transitano i mezzi agricoli, con grave pericolo per chi pedala ignaro del rischio che la doppia immissione (dalla stradina e dalla strada vera e propria) comporta. E la sicurezza dei residenti, con il rischio di essere derubati dai malintenzionati che di notte potrebbero avvalersi della ciclabile per i loro scopi. Vi si aggiungono ulteriori disagi per gli agricoltori, penalizzati dalla normativa provinciale che in applicazione del Piano d’azione nazionale prescrive le distanze minime dei trattamenti fitosanitari rispetto alle aree verdi. La zona Cervo è già provata dalla discarica, dal Safety Park e dal passaggio di aerei: ora scelte politiche ci mettono nella posizione di Davide contro Golia».













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