Violenza di genere, geolocalizzatori per contrastarla

Laives. È iniziata con una raccolta di firme nella comunità di Vadena un’iniziativa promossa da alcune donne di Laives e di Vadena che sarà estesa anche altrove. Si tratta di Cristina Barchetti,...



Laives. È iniziata con una raccolta di firme nella comunità di Vadena un’iniziativa promossa da alcune donne di Laives e di Vadena che sarà estesa anche altrove. Si tratta di Cristina Barchetti, Sarka Jancarova (assessora a Vadena) e Rosanna Olivieri, che hanno deciso di avviare una petizione popolare per chiedere alla Provincia di dotare le donne vittime di violenza denunciata di un dispositivo geolocalizzabile collegato direttamente con forze dell’ ordine.

«Si tratta di un progetto che presenteremo prossimamente - spiega a proposito Sarka Jancarova -, nato grazie alla collaborazione fra l’associazione “Fàtena”, di Vadena, e l’associazione “4us”, di Laives, con l’intenzione di fare qualche cosa di concreto per contribuire a una maggiore sicurezza delle donne già vittime di violenze, soggetti che, come si evince purtroppo dalle cronache, sono coloro che maggiormente subiscono questi episodi drammatici. L’idea è partita da Rosanna Olivieri, che fa parte della commissione provinciale per le pari opportunità, e anch’io mi sono offerta di dare una mano per questa raccolta di firme. Si tratta di un’iniziativa - aggiunge Jancarova - che non ha alcuna matrice politica. Dopo l’inizio a Vadena, estenderemo la raccolta anche ad altri centri. Alla fine della campagna di raccolta firme, le porteremo in Provincia per chiedere l’applicazione della proposta del geolocalizzatore».

In pratica, l’idea del sistema di geolocalizzazione, secondo le promotrici, rappresenterebbe il modo migliore per allertare le forze dell’ordine in caso di aggressione, senza allarmare anche l’aggressore, che altrimenti potrebbe diventare ancora più violento. «Nel caso di episodi del genere - dice ancora Jancarova - paura e concitazione possono impedire all’aggredita di riuscire in maniera tempestiva a prendere il telefonino dalla borsa per chiamare le forze dell’ordine. Un ritardo, anche minimo, potrebbe essere fatale per lei. Con un sistema di geolocalizzazione inserito per esempio in un braccialetto, invece, chi viene aggredita può semplicemente schiacciare un tasto e l’apparecchio, collegato alle forze dell’ordine, trasmetterebbe istantaneamente la sua posizione. In questo modo, i soccorritori potrebbero arrivare in brevissimo tempo sul luogo, senza errori di individuazione territoriale». B.C.













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