il processo

Mascherine, pronto l’atto di accusa: tra i sette indagati c’è il vertice dell'Asl

Il pm Igor Secco ha notificato l’avviso di conclusione indagine. Il provvedimento riguarda anche la Oberalp 


Mario Bertoldi


BOLZANO. Sulla complessa inchiesta riguardante l'acquisto dalla Cina di dispositivi di protezione individuale in piena emergenza Covid, la Procura della Repubblica ha tirato le prime somme. È stato il sostituto procuratore Igor Secco a definire le varie posizioni sotto il profilo processuale con sette indagati che ora rischiano il rinvio a giudizio con l'accusa di frode in pubblica fornitura, turbativa d'asta e truffa. Il magistrato ha notificato a tutti gli indagati un avviso di conclusione indagine, che il nostro ordinamento penale ritiene necessario solo in caso di intenzione della pubblica accusa di chiedere il rinvio a giudizio degli inquisiti. Al contrario, se ci fosse l'intenzione di chiedere al giudice l'archiviazione dell'inchiesta, l'avviso di conclusione non sarebbe previsto. Ecco perché la decisione della Procura ha una sua precisa valenza processuale.

Nei guai anche la Oberalp
Oltre ai sette indagati risulta pienamente coinvolta, come impresa, anche la Oberalp Spa che seguì, in piena emergenza, l'importazione dalla Cina delle mascherine e delle tute asettiche in seguito risultate inadeguate e del tutto insufficienti a proteggere il personale sanitario in servizio nei vari ospedali altoatesini.
La merce acquistata dalla Cina (con anticipazione finanziaria da parte della stessa OberAlp) fu destinata anche a diversi clienti istituzionali come l'Azienda sanitaria di Bolzano, la Croce Rossa austriaca e la protezione civile nazionale.

Il primo troncone
Per questo primo troncone d'indagine l'ipotesi di reato contestata (frode in pubbliche forniture) coinvolge Christoph Engl (amministratore delegato della OberAlp spa), Florian Zerzer ed Enrico Wegher (rispettivamente direttore generale e direttore amministrativo dell'Azienda sanitaria) e Patrick Franzoni (medico d'emergenza e viceresponsabile dell'emergenza Covid). Tutti e quattro sono indagati per avere consegnato all'Azienda sanitaria dell'Alto Adige dispositivi di protezione diversi da quelli promessi per un corrispettivo di 9.302.000 euro, non garantendo però ai «medici, agli infermieri ed ai pazienti una protezione adeguata».

Nessuna documentazione
Il materiale giunto dalla Cina per quella prima fornitura era privo di documentazione tecnica accompagnatoria e la Procura ritiene che, in occasione dell'offerta per una successiva fornitura, già dal 24 marzo 2020 «sia Zerzer che Engl fossero a conoscenza che le certificazioni inviate dalle Cina (che non superarono il vaglio dell'Inail con rapporti tecnici negativi anche da parte di enti certificatori austriaci e germanici) non fossero idonee rispetto ai parametri richiesti a livello europeo. Nel documento della Procura si fa poi riferimento a presunti tentativi messi in atto da Zerzer presso la Protezione civile nazionale per ottenere il via libera al materiale. Dall'indagine della Procura emergerebbe poi che Engl, Zerzer e Franzoni avrebbero cercato anche successivamente di fare ottenere al materiale protettivo una valutazione favorevole alla certificazione favorevole alla certificazione presso Dekra «in modo tale che il materiale della fornitura Oberalp potesse essere utilizzato in ambito sanitario e per dare via ibera ad una seconda fornitura». A Florian Zerzer, Christoph Engl, Enrico Wegher, Manuel Stecher (responsabile finanziario della ditta OberAlp spa) e Peter Auer (quale esperto nominato dall'autorità di gara) l'avviso di conclusione indagine è stato notificato anche per turbata libertà degli incanti













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