È invalido al 100 per cento ma gli dimezzano l’assegno 

Dopo un incidente. Andrea Leuci convive con disabilità e crisi che gli impediscono di lavorare Deve arrivare a fine mese con 560 euro: ora conduce una battaglia per la dignità delle persone


Sara Martinello


Merano. Quella di Andrea Leuci è una delle tante vite messe alla prova dall’attrito fra i tempi umani e gli incasellamenti burocratici. Trentasette anni e un’invalidità al cento per cento, nel 1998 Leuci è rimasto vittima di un gravissimo incidente in moto: salvo per miracolo, si è ritrovato sulla sedia a rotelle, senza più un braccio e con svariate complicazioni.

È stata la sua forza d’animo, unita all’amore di sua madre Aurora Tagliaferri, a restituirgli la parola e la capacità di camminare. Ma nel frattempo ha perso la pensione d’invalidità e, alcuni mesi fa, pure metà dell’assegno di cura. E da allora ha iniziato una battaglia per riottenere ciò che i formulari della burocrazia sanitaria gli hanno tolto. Per tutti, perché quando le porte chiuse in faccia diventano troppe capisci che la tua dignità umana dovrai difenderla fino allo stremo.

Ventidue anni di travagli.

È il 1998, Leuci ha 16 anni. Un incidente con la moto lo lascia quasi esanime a terra: ha addosso danni per 600 milioni di lire, è vivo per miracolo. Dovrà essere operato al cervello, ha una gamba maciullata, rimarrà senza un braccio. Lo strappamento dei legamenti della spina dorsale gli provocherà la sindrome dell’arto fantasma, con attacchi convulsi che in seguito lo dovranno far rinunciare al lavoro di portiere che per sei mesi proverà a svolgere. Lui però reagisce con tutta la forza dell’adolescenza. Cresce e vuole essere autonomo, così fa domanda per un alloggio Ipes, lo ottiene. Riabilitazione e logopedia, si alza dalla sedia a rotelle e riprende a parlare. Ogni giorno è un lottare per riprendersi la vita, un pezzetto alla volta.

Le carte e la vita umana.

Dapprima Leuci riceve un accompagnamento, poi tramutato in una pensione d’invalidità di circa 940 euro. Le spese ci sono, soprattutto sul versante delle visite specialistiche. Quasi un anno fa, però, una lettera lo abbatte a terra. «Eravamo a tavola, ha letto che da allora in avanti l’assegno sarebbe stato pari a 560 euro – racconta la madre –. Sulle prime ha pensato di aver capito male, che fosse lui a sbagliare. E invece era proprio così: l’assegno di cura era stato quasi dimezzato». Leuci sposta il tavolo, si alza, esce di casa furente. Per Aurora Tagliaferri sono trenta minuti di paura, finché un conoscente non lo riaccompagna a casa. Lei gli dice che se la potranno cavare lo stesso, che in qualche modo si potrà andare avanti. «No, mamma, non è giusto che la mia famiglia debba fare sacrifici per qualcosa che mi è stato tolto. Noi non abbiamo colpe. Lottiamo».

Ricorsi e dignità.

«A quel punto – prosegue Tagliaferri – abbiamo raccolto tutte le carte per presentare ricorso alla commissione d’appello della Ripartizione politiche sociali della Provincia. Solo per un certificato ci sono voluti 80 euro, per dire. Dal distretto sanitario di Merano sono venute da noi due operatrici per verificare lo stato di bisogno di mio figlio. Hanno fatto una lunga serie di domande, alcune anche assurde: come faccio, io, a quantificare il tempo che trascorro a prendermi cura di Andrea e quello che passo in posta, al supermercato, a fare le pulizie di casa mia? Lui ha bisogno di aiuto per pulire l’appartamento, per prepararsi il pranzo, per tagliare la bistecca a cena. Una persona che lo assista per tre ore al giorno per poi tornare solo il giorno dopo sarebbe inutile». Ieri Tagliaferri ha fatto ricorso per la seconda volta. «Negli anni Andrea non migliorerà. Quel che fa rabbia è che non si rendono conto di quel che fanno a questi ragazzi. Sono fragili, si emozionano, si agitano. E non vengono riconosciuti nella loro dignità. Io non mi fermo, andrò fino in fondo. È una questione di dignità per tutti».













Altre notizie

bolzano

Primo giorno al Lido: con lo "spazio giovani"

Invariate le tariffe. In funzione i due bar, resta chiuso il ristorante. A disposizione i campi di calcetto, basket, beach volley. Andriollo: «C’è un cambio generazionale anche tra gli utenti» (foto DLife)


antonella mattioli
il rimpatrio

Chico Forti, il grande giorno: di nuovo in Italia. «Non vedo l'ora di riabbracciare mia madre»

L'aereo con a bordo il 65enne trentino, condannato all'ergastolo in Florida per omicidio, è atterrato a Pratica di Mare. Visibilmente commosso ha ringraziato la presidente Meloni (foto Ansa)

IL RITORNO. Arrivato a Roma dopo 24 anni di detenzione in America
LA RICHIESTA. I legali: "Subito istanza per vedere la mamma"
IL PENITENZIARIO. A Rebibbia prima del trasferimento a Verona. Fugatti: "Presto potremo abbracciarlo"
L'ANNUNCIO. Oggi il rimpatrio di Forti. "Per me comincia la rinascita"

LO ZIO GIANNI. "Chance di nuova vita dopo una lunga battaglia"
NORDIO.
 "Straordinario traguardo politico e diplomatico"
LA SCHEDA. L'imprenditore surfista che vinse da Mike in tv accusato di omicidio a Miami

Attualità