La vicenda

Aiuti Covid, la “beffa” arriva due anni dopo 

L'incredibile storia di un meranese. Ottenuto il contributo, però il reddito ha sforato di 38 euro «guardando al solo novembre. Ma per i lockdown, prima e dopo ho guadagnato molto meno». Deve restituire 2500 euro 


Jimmy Milanese


MERANO. Chiede l' “Aiuto immediato Covid-19” al distretto di Merano nel dicembre del 2020, presenta la domanda «verificata e accolta» dagli uffici della comunità comprensoriale Burgraviato e qualche mese dopo, per avere superato di soli 38 euro il limite reddituale che dà al sostegno economico, lo stesso ufficio le chiede la restituzione dell'intero importo e degli interessi.

«Fruizione indebita di agevolazione economica», scrive l'ufficio a una collaboratrice di un esercizio commerciale del centro cittadino, finita nel vortice.

«Per me una botta, visto che mi viene richiesta la restituzione di ben 2.550 euro più interessi dopo che per mesi, causa continue chiusure per via del Covid, il mio reddito mensile si era abbassato notevolmente, rendendo difficile andare avanti. Per questo motivo, come single monoreddito nel dicembre del 2020 ho presentato domanda al comprensorio con la speranza di ottenere almeno un contributo sul canone di locazione», spiega la donna.

Domanda presentata appunto nell’inverno di due anni fa alla quale la giovane ha allegato il suo reddito relativo al mese precedente, senza sapere che se questo fosse stato pari o superiore ai 1.400 euro/mese non avrebbe avuto diritto ai 500 euro di contributi mensili previsti dalla normativa.

Andando a spulciare i presupposti d'acceso per l'inizio di erogazione del contributo, in effetti, si legge che: «Per avere diritto alla prestazione, la somma delle entrate nette di ogni componente del nucleo familiare, non deve essere pari o superiore ai 1.400 euro per nuclei composti da una sola persona e le entrate considerate sono quelle incassate nel mese precedente a quello di presentazione della domanda».

Una beffa per la donna che spiega: «Quando ho presentato domanda a dicembre, nessuno mi ha comunicato che a far fede sarebbe stato il reddito del solo mese di novembre, nel mio 1.438 euro ma a fronte di redditi nei mesi precedenti e successivi i quali spesso non raggiungevano nemmeno i 500 euro. Vivo da sola, pago quasi 900 euro d'affitto, quel dicembre eravamo chiusi e mi trovavo in difficoltà, quindi, ho richiesto il contributo».

Insomma, fatto sta che dopo avere verificato e accolto la domanda della donna, il comprensorio ha erogato il contributo mensile per un periodo compreso tra dicembre 2020 e aprile 2021 per un importo complessivo di 2.550 euro che ora chiede indietro, con gli interessi. Di fronte a questa decisione la donna ha presentato ricorso, spiegando appunto che al momento della presentazione della domanda non aveva considerato il fatto che a fare fede sarebbe stato solo il reddito del mese precedente. «Per diversi mesi sono rimasta a casa, così come accaduto anche dopo avere presentato la domanda, con la ripresa del Covid e le chiusure forzate. Quello che chiedo è semplicemente buon senso dall'amministrazione pubblica, vista la mia totale buona fede», chiosa la giovane. Infatti, è alquanto curioso che per ottenere questo contributo mirato proprio a sostenere persone che per via del Covid avevano subito la contrazione dei propri redditi, a far fede per l'inizio di erogazione del contributo conti soltanto il reddito del mese precedente.

Così come fa pensare l'assenza di un criterio di progressività nella erogazione del contributo di 500 euro/mese per redditi a single fino a 1.399 euro/mese e zero per chi nello stesso periodo guadagna solo un centesimo in più. Allo stesso modo, vista la limitata documentazione da presentare al momento della richiesta del contributo, non si capisce il motivo per il quale dallo stesso ufficio non sia stato chiaramente specificato che a essere decisiva nella determinazione del reddito non sarebbe stata una media degli ultimi mesi ma il solo reddito del mese precedente all'erogazione dell'aiuto immediato.













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