Cane azzanna al volto un bimbo sul sentiero di alta montagna 

Choc a Merano 2000. Il meticcio di una turista germanica si è scagliato sul piccolo La madre: «Per fortuna siamo stati aiutati da due escursionisti e dai medici del Pelikan»



Avelengo. Il sangue, un tuffo al cuore, non sentire più nulla. Vedere il proprio bambino essere preso in braccio da un altro escursionista, e corri verso il prato dove l’elisoccorso sta per arrivare, il respiro rotto. Sorretta da una donna mai vista prima, che insieme al compagno resterà lì fino alla fine. Martedì scorso è stato un giorno di tragedia, per una famiglia meranese che da Merano 2000 aveva deciso di salire fino al laghetto di San Pancrazio. Perché a dieci minuti dalla meta il cane di una turista germanica ha azzannato al volto il figlio più piccolo, con gravi conseguenze. Ripresasi dallo choc, la madre vuole ringraziare di cuore gli angeli della montagna che si sono presi cura dei suoi figli e di lei.

L’episodio choc.

È una bella giornata di luglio. Per sfuggire alla calura cittadina, una meranese porta i suoi tre figli a Merano 2000. Da lì prendono il sentiero per il laghetto di San Pancrazio. Ore di cammino nella natura, ascoltando i suoni del bosco, a respirare aria buona. «Eravamo quasi arrivati alla nostra meta – racconta la donna – quando sul sentiero, che è piuttosto stretto, abbiamo incrociato una comitiva di turisti germanici. Una di loro aveva un cane tenuto libero, un meticcio. I miei figli hanno chiesto se potevano accarezzarlo: “Non c’è problema”, ha detto lei. Ma come il mio figlio più piccolo gli si è avvicinato, il cane l’ha azzannato sul volto». Sono attimi di estrema drammaticità. «Non so cosa sia successo in quel frangente, non riuscivo a pensare ad altro che al mio bambino. So solo che mi sono dovuta arrangiare da sola a chiamare i soccorsi». La donna, il bimbo e gli altri due figli sono atterriti. Sotto choc. È in quel momento che come per miracolo sopraggiunge una coppia di escursionisti. Al volo, l’uomo prende in braccio il bambino col viso sanguinante, la donna sostiene la madre terrorizzata. Così, insieme agli altri due figli, percorrono tutto il sentiero fino al prato dove atterrerà il Pelikan 1, che poi trasporterà la famiglia al San Maurizio, dove il bimbo sarà accolto in Pediatria. È piuttosto grave, i sanitari devono suturargli le ferite, e da mercoledì in avanti i genitori lo devono portare a Bolzano ogni giorno per i controlli.

Angeli della montagna.

La madre racconta il terribile episodio quasi con voce fioca. Orrendo ricordare. Ma qualcosa le riporta un sentimento di fiducia e di gratitudine: «Ero scioccata e purtroppo ho ricordi vaghi, non saprei descrivere la coppia che ci ha aiutati con così tanta abnegazione. Forse erano altoatesini, forse visitatori, ma so che erano di lingua italiana. Sono rimasti con noi finché l’elicottero non ha preso il volo. E vorrei ringraziare anche i medici del Pelikan 1, bravi, umani, di gran cuore, come pure la pediatra che ha preso in carico mio figlio al San Maurizio». Chissà che la generosa coppia non si riconosca. E il bimbo? «Ora se mi capita di scorgere un cane nelle vicinanze gli dico di stare attento. E lui mi risponde: “No, mamma, non sono i cani, sono i padroni”». S.M.













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