L'aumento

Caro tazzina: in centro a Merano fino a 1,50 euro per il caffè 

Federico Tibaldo (Confesercenti): «Forse alcuni esercenti vogliono recuperare dopo lo stop imposto dai lockdown». Stefan Schreyögg (torrefazione): «Incrementi dei costi fino al 100 per cento»


Ezio Danieli


MERANO. Stavolta il ritorno dei turisti per Natale non c'entra. O perlomeno c'entra poco. Alcuni proprietari e gestori dei bar hanno alzato il costo della tazzina di caffè che, al tavolo, costa già da 1,40 centesimi fino ad un euro e mezzo. Sono aumentati anche i prezzi di cappuccino e macchiato, fino a 2 euro e 50 centesimi, con le proteste che subito si sono concretizzate.

La colpa dei rincari ha radici più profonde. È infatti aumentato il costo della produzione, è sensibilmente cresciuto anche il costo del trasporto della materia prima, il tutto nella chiave di lettura della della pandemia. Un quadro generale che desta preoccupazione soprattutto per i consumatori della tazzina a cui in pochi riescono a rinunciare.

A Bolzano, qualche tempo fa, le lamentele avevano fatto da prologo a quanto ora succede a Merano, nonostante l'aumento non sia praticato in tutti i locali. Il ritocco al costo della tazzina per il momento è avvenuto in alcuni locali del centro e, in pochi, della periferia. Ma è pressoché scontato che l'aumento sarà generale. Con buona pace per chi è affezionato al classico espresso.

Una volta c'era il listino prezzi e la tazzina di caffè costava uguale in qualunque bar, dalla “bettola” al locale di classe. Una consuetudine stravolta dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni e dalle norme diramate dalla commissione antitrust che ha messo in concorrenza i diversi locali pubblici, che da anni ormai viaggiano in ordine sparso nel proporre un costo differente non solo per il classico espresso, ma anche per aperitivi, birra e quant’altro. Sceglie il consumatore dunque, anche se c'è qualcuno che rimpiange il vecchio sistema, quella sorta di “gentlemen's agreement” che metteva i locali sullo stesso piano.

Stavolta la tazzina è aumentata e neanche di poco. La si paga fino ad un euro e mezzo in diversi bar del centro. Da qualche parte è possibile averla anche ad un euro soltanto, ma si tratta di un'eccezione perché la media è di 1,30 euro a tazzina. Perché si è arrivati a tanto? «Probabilmente è aumentato il costo della materia prima - dice Federico Tibaldo direttore della Confesercenti - o forse alcuni esercenti hanno scelto questo aumento per recuperare qualcosa dai lunghi periodi di chiusura dovuti alla pandemia».

Chi ha le idee chiare è Stefan Schreyögg che si è occupa della torrefazione del caffè Alps. «Il problema di fondo è che il caffè costa all'ingrosso quasi il 100 per cento in più. Ciò è dovuto al trasporto della materia prima che è sensibilmente aumentato. In più aggiungete il lungo periodo di difficoltà provocate dalla pandemia. Tutti fattori che hanno condizionato il costo. Si tenga conto che il prezzo del caffè, come quello dell'olio, è fissato dalla borsa con tutte le oscillazioni registrate nell'ultimo periodo. Ci siamo adeguati a questa situazione che non è certo facile».

C'è anche chi ha aumentato il costo della tazzina senza offrire al cliente qualcosa in più per far addolcire, in qualche modo, il rincaro. Da parte della Hgv, l'associazione degli albergatori e pubblici esercenti, si dice che «per la nostra associazione c'è un assoluto divieto di stabilire i prezzi. È il singolo esercente che decide. È finito da anni il tempo dei listini precompilati. Una volta c'erano i prezzi imposti, poi è arrivata la legislazione anitrust che ha cambiato tutto. Tra l'altro, il costo del caffè al bar è il classico esempio di come un prodotto possa essere diverso per qualità della materia prima, preparazione e presentazione al cliente. È il mercato che detta i prezzi. L'importante è che il barista, una volta scelto il prezzo, dia un servizio all'altezza».













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