La polemica 

Cas «sporco», la coop replica: solo bugie

Merano. Rimbalzato qua e là e amplificato da una certa narrazione sull’accoglienza, ha generato scalpore un video diffuso ieri mattina da Casapound in cui si vedono dei piccioni all’interno del...



Merano. Rimbalzato qua e là e amplificato da una certa narrazione sull’accoglienza, ha generato scalpore un video diffuso ieri mattina da Casapound in cui si vedono dei piccioni all’interno del locale cucina del Centro d’accoglienza straordinaria di via IV Novembre. Va precisato che non è chiaro quando il video sia stato girato né chi ne sia l’autore: l’accesso ai Cas è strettamente regolato dal Ministero dell’Interno e non è possibile entrarci senza aver prima fatto richiesta al Commissariato del Governo.

A rispondere alle accuse relative a un “fallimento immigrazionista” – così l’autore del testo che accompagna il video – è Davide Monti, presidente di Riverequipe, la cooperativa che insieme a Volontarius gestisce la struttura. «Riceviamo ispezioni costanti, a sorpresa, da parte di organi provinciali, Commissariato del Governo e altri enti esterni incaricati dal Ministero. Non c’è nulla di anormale: quella cucina è usata tutto il giorno dagli ospiti, che sono abilitati a prepararsi da mangiare e che seguono dei turni per le pulizie. Si parla di due pulizie giornaliere, più altre, periodiche, a fondo. E di igienizzazioni regolari a cura di una ditta specializzata esterna. Abbiamo avviato un audit interno per certificare eventuali criticità e individuare possibili soluzioni, per esempio la dotazione della porta di un sistema a molla che la faccia richiudere da sé una volta che qualcuno sia entrato nel locale. Da tempo subiamo una vera e propria invasione di piccioni che si fermano nel cortile ed entrano nella struttura non appena si lasci aperta una porta. Insomma, non me la sento di condannare qualcuno perché ha lasciato le finestre aperte per arieggiare l’ambiente dopo aver cucinato. E poi gli utensili lasciati sul tavolo ricreano più o meno la scena che abbiamo tutti a casa una volta finito di preparare il pranzo».

Infine, rispetto alle parole severe con cui il video è commentato: «Mi dispiace che sia definita “disastrosa” una situazione che non lo è affatto. Certo, va considerato il contesto in cui ci troviamo, quello delle narrazioni sull’accoglienza, in un momento storico nel quale attorno alle migrazioni si sono create sensibilità particolari». S.M.













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