Il fenomeno

Cellulari e social alle elementari? «La scuola da sola non ce la fa» 

Intervista al dirigente del “Merano 2” Christian Rispoli: «Tutto è amplificato in rete, serve un’alleanza con le famiglie. Ci sono bimbi di 8-10 anni con account personali e la gestione si complica»


Massimiliano Bona


MERANO. Christian Rispoli dirige l’Istituto comprensivo Merano 2, che con 850 alunni é uno dei più grandi in assoluto della città (assieme al Merano 1). Oltre alla secondaria di primo grado “Negrelli” ne fanno parte anche quattro plessi di scuola primaria (Lana-San Pietro, Galilei, Giovanni XXIIIesimo a Sinigo e Pascoli a Merano). E uno dei temi chiave, alla vigilia del nuovo anno, resta il bullismo con il dirigente che si appella al buon senso e alla collaborazione dei genitori dei ragazzi soprattutto per l’uso (inappropriato) dei social.

Dottor Rispoli, dopo i gravi episodi dell’anno scorso bullismo e cyberbullismo restano dei temi prioritari anche alla scuola dell’obbligo. Quali sono le possibili contromisure?

Bisogna cercare, innanzitutto, di creare sinergie col territorio per tenere la situazione il più possibile sotto controllo. Serve prevenzione ma anche un monitoraggio costante per evitare altri spiacevoli episodi. A riguardo ci siamo confrontati anche con il vice questore per cercare di capire quale può essere il nostro contributo.

Senza l’apporto delle famiglie, peraltro, si può fare poco. Concorda?

Assolutamente sì. Le famiglie devono essere sempre al centro del progetto educativo anche perché la scuola da sola non può farcela.

Il vero problema è rappresentato dall’uso inappropriato dei social?

Esattamente, anche perché i social amplificano tutto. Serve, anche a casa, un controllo regolare. Ci sono bambini della scuola primaria che dispongono di un proprio account, usano con disinvoltura whatsapp e molto altro ancora. La legge, tra l’altro, non lo consente e la scuola quando lo scopre deve intervenire. Sarebbe meglio farlo prima.

Serve una sorta di alleanza con le famiglie?

La ritengo imprescindibile. Altrimenti rischiamo di confrontarci con gli stessi problemi, a volte anche seri, degli anni scorsi.

Dottor Rispoli, col nuovo anno scolastico gli alunni ucraini saranno integrati nelle varie sezioni?

Sì, certo. Ci siamo già attivati in tal senso. Stiamo parlando di cifre relativamente piccole ma il percorso che affrontano questi ragazzi, dopo l’esperienza delle classi-ponte, é delicato proprio perché hanno alle spalle un’esperienza traumatica.

Sono in crescita, invece, gli alunni con disturbi di apprendimento?

La realtà degli alunni con bisogni educativi speciali (Bes) inizia ad essere piuttosto significativa. Vi rientrano coloro che ricadono nelle leggi 104 e 170 ma anche i ragazzi con background migratorio che hanno svantaggi socio-linguistici.

Ci sono insegnanti di sostegno a sufficienza?

Negli ultimi anni ci sono state messe a disposizione nuove risorse con gli educatori del cosiddetto “Successo formativo” finanziati coi fondi Fse. Hanno una preparazione specifica e garantiscono un apporto significativo assieme agli insegnanti di sostegno. Gestiscono situazioni difficili, compreso il rischio drop-out. Abbiamo attivato a questo scopo diversi laboratori, dalla sartoria al videomaking fino al trucco teatrale. E i risultati sono apprezzabili.













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