Emily Rose, la felicità  è in sella a un pony 

La storia. Sette anni e affetta da una malattia degenerativa, i genitori hanno trovato conforto nell’ippoterapia praticata dall’associazione Equspera nelle scuderie dell’ippodromo


Daniela Mimmi


Merano. Emily Rose e Wendy a un certo punto diventano una cosa sola. Insieme si divertono, si coccolano, si prendono cura una dell’altra.

Wendy è una cavallina molto minuta che Ilenia Nero, che gestisce l’onlus Equspera nelle scuderie di Borgo Andreina all’ippodromo, a suo tempo ha salvato dal macello.

Emily Rose è una bambina di 7 anni affetta da una rara malattia degenerativa. La sua vita sarà breve, non diventerà mai una ragazza, non diventerà mai una donna. Ma la mamma, Grace Spinazzi, veneziana d’origine e meranese d’adozione, fa tutto il possibile e l’impossibile per farle vivere nel modo migliore possibile gli anni che le restano. «Noi siamo tutti animalisti e appena Rosa è nata, le ho preso un cagnolino abbandonato, Zoe. Vivono praticamente insieme. Alla stesso modo lei ama i cavalli. Su un cavallo è la sua unica e sola occasione per essere una bambina come tutti gli altri, perché non ha bisogno né di tutori né di carrozzina».

Terapia con i cavalli.

Emily va a cavallo per una ventina di minuti un paio di volte alla settimana. Mamma Grace ce la porterebbe anche di più, ma il costo, nella nostra Provincia, non è sostenuto dalla unità sanitaria. «In alcune regioni, come Sicilia e Lombardia, l’ippoterapia è riconosciuta come terapia utile per diversi tipi di disturbi. Qui invece dobbiamo pagare. Questo va assommarsi a tutte le spese che gestire una bambina come Emily Rose comporta. Lei ha una pagina su Facebook che si chiama A smile from rose, anche per avere aiuti. Quella di mia figlia è una malattia che non può migliorare, ma solo peggiorare. Medici, terapeuti, insegnanti spesso si scoraggiano. E non tutti conoscono e consigliano l’ippoterapia. A me è venuto in mente perché amo gli animali e so quanto possono darci. Emily con Wendy ha un rapporto meraviglioso. Quando hanno finito la loro passeggiata e la terapia, Emily si accascia sul collo di Wendy e la stringe e non vorrebbe mai scendere. Ma anche con gli altri cavalli ha un rapporto molto effettuoso, e loro capiscono. C’è anche un vecchissimo cavallo che Ilenia ha salvato dalla soppressione e che si gode la sua pensione nei prati dell’ippodromo. Quando vede Emily abbassa il muso in modo che lei possa accarezzarlo e dargli le merendine».

Da Ippocrate.

E dire che l’ippoterapia ha una storia lunga e gloriosa e costellata di successi, che affonda le sue radici fino al 400 a.C., quando Ippocrate di Coo descrisse per la prima volta i suoi effetti benefici su tanti tipi di patologie. In America il termine pet-therapy è stato coniato negli anni Cinquanta, e in Italia venne introdotta negli anni Settanta da un medico francese. Da allora il cavallo, l’amore del cavallo, ha migliorato la vita di tante persone e in alcuni casi le ha curate. Adesso la paura di Grace Spinozzi è il futuro dell’ippodromo. «La chiusura di cui si è parlato di recente (al momento per questa stagione scongiurata, ndr) è la nostra più grande paura, perché è bellissimo. C’è un angolo dell’ippodromo che troppo pochi conoscono, dove ci sono tanti bambini, e anche adulti, con dei problemi e tanti cavalli pronti ad aiutarli, e tanto amore. Sarebbe un problema per tutti noi e anche per i cavalli, che spesso hanno dietro alle spalle vite terribili. Per Emily, soprattutto dopo il lockdown, tornare a cavallo è stato come tornare alla vita. Abbiamo avuto tanti problemi durante i due mesi di chiusura in casa, lei ha degli alti e bassi, atteggiamenti strani come mordersi le mani. Da quando ha ricominciato l’ippoterapia, tutti quei disagi si sono affievoliti e soprattutto quando è sul cavallo è una bambina normalissima. È l’unica occasione che ha Emily di essere una bambina come le altre, e non più una bambina invisibile».

L’associazione.

Anche Ilenia Nero, che gestisce Equspera, ha paura per il domani dell’ippodromo. «Se chiudono, per noi è finita, perché non ci sono altri spazi. La onlus è nata nel 2001, siamo tutti volontari, ma abbiamo dei problemi anche a mantenere 8 cavalli. Eppure l’ippoterapia, vista sotto i miei occhi, dà risultati impensabili, perchè sviluppa la tonicità muscolare, l’autostima, dà un’altra prospettiva. Recentemente, una ragazzina autistica di 14 anni, che assolutamente non voleva salire a cavallo, una volta sopra ha cominciato a cantare, in italiano, in tedesco, in inglese. Erano le canzoni dell’asilo. Lei non aveva mai parlato. È stata la prima volta in cui suo padre ha sentito la voce della figlia».













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