Falda di Sinigo, il Pd guarda al Recovery Plan

Merano. Sinigo come polo industriale, ma anche come zona messa a dura prova dalla falda idrogeologica sottostante. Con una nota firmata dalla segretaria Daniela Rossi, il Partito Democratico di...



Merano. Sinigo come polo industriale, ma anche come zona messa a dura prova dalla falda idrogeologica sottostante. Con una nota firmata dalla segretaria Daniela Rossi, il Partito Democratico di Merano e del Burgraviato incentiva l’attenzione nell’ambito del Recovery Plan sulle opere idrauliche necessarie a risolvere un problema che si trascina da decenni.

«L’area di Sinigo – esordisce il Pd – ha una straordinaria rilevanza per Merano e per l’intero Burgraviato. Non a caso il Masterplan approvato dal consiglio comunale nel 2019 le assegna il ruolo di “hub” dal punto di vista urbanistico, con la costruzione di una nuova stazione ferroviaria quale nodo di scambio intermodale per favorire i collegamenti con le zone limitrofe. Il Masterplan inoltre assegna all’area industriale di Sinigo la funzione di polo industriale dell’intero Burgraviato. L’intervento più importante e urgente da fare nell’area di Sinigo è la realizzazione del progetto di bonifica necessario per mitigare in modo definitivo il problema della falda acquifera causa di tanto disagio agli abitanti del quartiere che, soprattutto a partire dalla fine degli anni ‘90, si ritrovano sempre più frequentemente cantine e garage allagati ogni volta che si verificano precipitazioni insistenti con innalzamento del livello dei corsi d’acqua. Riteniamo in particolare che la realizzazione di questo progetto di bonifica abbia la precedenza, in termini di allocazione finanziaria, anche su molti altri da portare a compimento nella città di Merano; in ogni caso nessun nuovo intervento urbanistico nell’area di Sinigo dovrà essere realizzato se prima non sarà stato risolto questo problema, le cui cause ora sono note».

Quindi, una breve cronistoria della rete idraulica: «La rete, costruita in epoca fascista, di canali di raccolta delle acque che alimentano le falde sotterranee e che terminavano in un collettore da cui attraverso pompe idrovore venivano immesse nell’Adige è stata nel tempo smantellata. Il forte processo insediativo e la fervente attività edilizia tra gli anni Ottanta e i primi Duemila, le pressioni antropiche sui canali di bonifica (cioè l’agricoltura), il bacino imbrifero di versante antropizzato, la manutenzione dei canali non ottimale ne sono le cause. Anche la postazione di pompe idrovore è stata demolita, per far posto a un’abitazione privata, con il beneplacito della Provincia, senza che dagli altri enti interessati si siano levate voci di dissenso, se non con qualche eccezione».

«Sul finire della scorsa legislatura, su mandato del consiglio comunale – la conclusione –, è stato condotto un esaustivo studio tecnico dell’area ed è stato definito un progetto di massima delle opere idrauliche necessarie per eliminare il problema. Quello che questo progetto di massima prevede, alla fine, è di ripristinare o ricostruire, in parte su nuovi tracciati, i canali e le tubazioni già funzionanti in epoca passata e la postazione di pompe idrovore. Le opere necessarie non sono di poco conto e richiederanno un investimento molto consistente da parte del Comune, al più presto. Occorre la collaborazione della Provincia, in modo da procedere velocemente alla fase esecutiva. Si tratta di un’opera di recupero del dissesto idrogeologico del territorio che costituisce uno degli obiettivi da perseguire con gli investimenti del Recovery Plan nazionale, di cui la Provincia pensa già di potersi avvalere per un controvalore superiore ai 2,4 miliardi di euro».













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