Figli alla scuola tedesca, gli studenti sono d’accordo 

«Il bilinguismo è un’opportunità. Ma la scuola dovrebbe farci parlare di più» Ieri l’esame di Stato di L2 ha fotografato una gioventù sempre più globale


di Sara Martinello


MERANO. Prova di tedesco, ieri, per i maturandi altoatesini, un test a tappeto delle competenze linguistiche raggiunte in tredici anni di scuola. Con l’eterno fantasma della questione scolastica, tra il ricorrente “gli italiani sanno il tedesco peggio di quanto i tedeschi sappiano l’italiano” e le iscrizioni dei madrelingua italiani nelle scuole tedesche.

Allo School Village i diciannovenni preferiscono lasciare l’annoso dilemma sullo sfondo e sfruttare al meglio il bilinguismo. Luca Aelenei, che in questi giorni sta affrontando le prove che lo porteranno al tanto agognato diploma di istituto tecnico economico, è un esempio della fusione tra culture dell’Europa moderna. È di madrelingua rumena, elemento che negli ultimi dieci anni, cioè da quando vive in Italia, gli ha permesso di imparare l’italiano con facilità. «Ho sempre frequentato la scuola italiana, ma durante le estati ho lavorato in Germania, alla Dr. Schär, in modo da implementare le mie competenze nella seconda lingua. È un percorso che ho scelto autonomamente, supportato dalla mia famiglia. Quest’estate lavorerò come personal trainer in una palestra meranese, dopodiché vorrei studiare Giurisprudenza a Trento. E sì, mi piacerebbe passare un periodo di studio in Germania o in Austria, per migliorare il parlato. Forse è questa la pecca della scuola, non lo si parla abbastanza. E sono d’accordo con chi sceglie di iscrivere i propri figli alla scuola tedesca: il bilinguismo va vissuto come un’opportunità sia personale, sia civica».

Ha frequentato, appunto, una scuola materna tedesca Miriana Miragoli, della sezione di liceo scientifico del Gandhi: nata a Monaco, ha passato lì i suoi primi anni di vita. «Permettere ai bambini di frequentare la scuola in L2 è un buon modo per educarli fin da piccoli all’apprendimento linguistico. Chiaramente in pochissimi anni non si impara tutto, ma a Monaco mi sono fatta l’orecchio. Col tedesco mi trovo bene, ho anche passato l’esame di livello C1 del Goethe-Institut, fatto tramite la scuola. Sull’esame di oggi non c’è molto da dire: la seconda e la terza parte vertevano sul marketing e sull’ecologia, entrambi temi attuali. Sono abbastanza tranquilla». Anche Federico Infriccioli, compagno di classe di Miragoli, si è avvalso delle opportunità altoatesine per imparare la seconda lingua: «Ho passato quattro mesi alla scuola tedesca e tre settimane in un campo estivo a Königsberg. Le persone di madrelingua italiana sono più deboli nel parlato rispetto a quelle di madrelingua tedesca, a scuola bisognerebbe esercitarsi di più nel parlato». Ma nel cortile dello School Village c’è anche chi si è trovato di fronte allo scoglio del tedesco appena due anni fa, non certo in tenera età. «Vengo da Cassino, in provincia di Frosinone. Non esattamente una città come Merano – Samuele Fella, allievo di cucina della Ritz, sorride –. Dopo gli esami farò uno stage in una pasticceria, poi l’accademia di Caserta. Se in futuro mi offrissero un posto di lavoro in Germania o in Austria ci andrei! Lavorare e allo stesso tempo migliorare le proprie competenze linguistiche è un’ottima cosa».













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