Il nuovo capo del 118 è un meranese con il volo nel sangue 

Ernst Fop dal 2007 ha fatto 2.442 interventi con il Pelikan «Alle elementari sognavo di diventare medico d’urgenza»


di Massimiliano Bona


MERANO. È meranese e con un nonno veneto la nuova guida del 118 provinciale e, soprattutto, un «angelo volante» del Pelikan 1. «Dal gennaio 2007 ad oggi - racconta Ernst Fop, 48 anni, medico d’urgenza specializzato in anestesia e rianimazione ad Innsbruck subentrato a Manfred Brandstätter in attesa del concorso - ho fatto 2.442 interventi in elicottero, pari ad 82.024 minuti di volo. E alle statistiche manca un anno e mezzo...».

Quando ha capito che voleva fare il medico?

«Presto. Già alle elementari mi affacciavo, durante la lezione, alla finestra della classe appena sentivo un’ambulanza e la maestra mi faceva ramanzine interminabili...».

Il primo approccio con i soccorsi è avvenuto con la Croce Bianca?

«Sì, ancora oggi faccio un po’ di formazione in val d’Ultimo. A Merano, invece, ho fatto il liceo scientifico. Poi mi sono spostato ad Innsbruck per gli studi universitari. L’esame di Stato l’ho dato invece a Bologna».

In cosa si è specializzato, oltre che in anestesia e rianimazione?

«In medicina generale a Bolzano e in medicina d’urgenza a Salisburgo».

Nel frattempo si è sposato e ha messo su famiglia...

«Sì, a casa a tenere banco sono le donne. Mia moglie Karin e le tre figlie Valentina (13 anni), Sara (6) e Yana (3)».

Sua moglie si ricorda ancora quando...

«Quando l’11 ottobre 2005, il giorno del primo compleanno della mia primogenita, il primario mi chiese di fare il primo volo in elicottero perché chi era in turno aveva dato forfait. Io accettai perché era oggettivamente una grande opportunità, ma mia moglie a casa me ne cantò quattro...».

Tanto che poi è diventato il coordinatore dell’elibase di Bolzano...

«Già, e adesso sono il sostituto primario, un ruolo che mi gratifica e cerco di svolgere con passione ed energia».

Nel 2018 al concorso avrà una concorrenza agguerrita?

«Ci sono 30-40 candidati...».

Lei è un appassionato, oltre che di voli, anche di moto.

«Sì, certo. Avevo, fino allo scorso anno, una Yamaha 750 e sono un fan di Valentino Rossi».

Che effetto le fa volare di notte?

«Il solo fatto di poterlo fare è importante. Stiamo viaggiando ad una media di un intervento a sera, segno che la politica ha visto lontano..».

Il suo cognome ha origini italiane?

«Sì, deriva dal monte Fop, che si trova proprio dietro la Marmolada. Mi è capitato di salirci ed è stata una grande soddisfazione».

Salvare vite (quasi) tutti i giorni che effetto fa?

«È un po’ come una missione. Senti di doverlo fare e basta. Ma non mi piace parlare di me, ho detto anche troppo..».

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