In centro la tazzina è amara Il caffè arriva a 1,60 euro 

Il rincaro. Nei locali più frequentati dai visitatori non si va sotto l’euro e 30 centesimi La Hgv si difende: «È il singolo gestore a decidere i prezzi in base alla qualità e al mercato»


Ezio Danieli


Merano. L’effetto coronavirus c’entra fino a un certo punto, e comunque non è tale da giustificare l’ennesimo rincaro del prezzo del caffè in alcuni bar cittadini, dove la classica tazzina viene fatta pagare anche 1 euro e 60 centesimi. Nonostante l’aumento non sia praticato in tutti i locali, da tempo alcuni locali del centro applicano ritocchi al costo della tazzina, cosa che avviene più raramente nella periferia. Ma con l’arrivo dei primi turisti è pressoché scontato che l’aumento sarà generale. Con buona pace per chi è affezionato al classico espresso.

Il caro vecchio listino.

Una volta c’era il listino prezzi e la tazzina di caffè costava uguale in qualunque bar, dalla bettola al locale più chic. Una consuetudine che è stata stravolta dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni e dalle norme diramate dalla commissione antitrust che ha messo in concorrenza i diversi locali pubblici, che da anni ormai viaggiano in ordine sparso nel proporre un costo differente non solo per il classico espresso, ma anche per aperitivi, birre e altre bevande.

Gelosie tra baristi.

Sceglie il consumatore, dunque, anche se c’è qualcuno che rimpiange il vecchio sistema, quella sorta di gentlemen’s agreement che metteva i locali sullo stesso piano. Di sicuro il barista “arrabbiato” si domanda perché lui fa pagare il caffè un euro e 30 centesimi e non si può permettere di abbassarne il costo – «È già difficile far quadrare i conti così» – mentre molti suoi colleghi non perdono l’occasione di aumentare il costo della tazzina offrendo, nel contempo, o una caramella, o un biscotto oppure un bicchiere d’acqua. C’è anche il barista che ha aumentato il costo della tazzina senza offrire al cliente qualcosa in più per far addolcire, in qualche modo, il rincaro. Che è stato consistente: si paga fino ad un euro e 60 centesimi. Una vera e propria esagerazione.

La «qualità» e i rincari.

La polemica – già vivace – viene bloccata da un funzionario dell’Hgv, l’associazione degli albergatori e pubblici esercenti: «Per la nostra associazione c’è un assoluto divieto di stabilire i prezzi. È il singolo esercente che decide. È finito da anni il tempo dei listini precompilati. Una volta c’erano i prezzi imposti, poi è arrivata la legislazione antitrust che ha cambiato tutto. Tra l’altro, il costo del caffè al bar è il classico esempio di come un prodotto possa essere diverso per qualità della materia prima, preparazione e presentazione al cliente. È il mercato che detta i prezzi. L’importante è che il barista, una volta scelto il prezzo, dia un servizio all’altezza».

Resta il fatto che un euro e 60 centesimi sono tanti. È vero che in alcuni bar il prezzo per la tazzina di caffè è rimasto a un euro e 30 centesimi (che sono già tanti), ma c’è da scommettere che aumenterà non appena l’emergenza coronavirus rientrerà e i turisti torneranno in città.

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