L’aiuto dei meranesi per pensare il futuro dell’area militare 

La città del domani. La giunta avvierà un processo partecipativo Eurac e Audis in cabina di regia, da “ridisegnare” 25 ettari


Simone Facchini


Merano. Per disegnare il futuro dell’area delle caserme l’amministrazione chiederà aiuto ai meranesi. avrebbe già cominciato a farlo, se non fosse stato per l’emergenza da covid-19. l’apertura del confronto con la cittadinanza è slittata per cause di forza maggiore, ma il fattore tempo in questo caso è una variabile dilatata, perché del domani di quei 25 ettari a maia bassa se ne parla da almeno un decennio e rimane indefinita la data in cui si potrà concretizzare. ma almeno un fatto è certo: il vestito che verrà confezionato su quei terreni, a prescindere dal suo taglio, influenzerà la Mise della città nel suo insieme.

Parliamo di spazi enormi da ripensare. quando tutti i tasselli saranno al loro posto e scoccherà l’ora della consegna del terreno delle ex caserme rossi e battisti dal demanio alla provincia, sarebbe bene che in municipio ci fossero idee chiare. perché ad oggi, a guardare bene, se n’è chiacchierato tanto ma sempre in termini molto generici, o con ipotesi un po’ alla rinfusa, senza un vero e proprio quadro d’insieme se non quello del masterplan che comunque, per definizione, orienta ma non precisa.

Partecipazione.

È dunque un disegno che l’amministrazione va cercando con l’annuncio di un nuovo processo partecipativo sul modello che ha scandito questa legislatura in vari ambiti, si pensi al nuovo Piano urbano del traffico o al progetto di riqualificazione delle piazze di Sinigo e Quarazze. Non a tutti il metodo va a genio, non sempre la risposta è stata quella sperata, ma va dato atto alla giunta di averci provato.

«Il riutilizzo e lo sviluppo dell’area militare dismessa a Maia Bassa, che si estende complessivamente per 25 ettari, saranno il frutto di un processo decisionale condiviso con la popolazione»: così suona la volontà dell’amministrazione. I primi dettagli su come procedere sono stati “censurati” dall’emergenza coronavirus: di più se ne sarebbe dovuto sapere in questi giorni durante un primo workshop. Per individuare le soluzioni più creative e idonee alla rigenerazione urbana di quest’area, la giunta comunale aveva infatti deciso, nell’ottobre dell’anno scorso, di organizzare uno specifico incontro in collaborazione con Eurac Research e con l’associazione Audis e di invitare come relatori esperti progettisti italiani e stranieri. L’invito era esteso alla popolazione. Tutto rinviato a data da destinarsi.

Elezioni e attori coinvolti.

Destino, quello del rinvio, che accomuna una serie di appuntamenti, fra cui quello elettorale che porterà al rinnovo dei consigli comunali e alle elezioni dei nuovi sindaci. Chissà se sarà il prossimo quello che dovrà decidere. Tenendo presente che la definizione del rapporto fra Provincia e Comune sul tema è ancora vaga. Senza dubbio il futuro dell’area militare sarà un argomento centrale della campagna elettorale congelata in fase di decollo.

Zona residenziale, sviluppo di un centro sportivo, dialogo con l’ippodromo, polo per la ricerca… più quello che dice il Masterplan: sul tavolo si sono affastellate idee e ipotesi. «Dovrà essere uno sviluppo sostenibile, attuato in accordo con la popolazione», ha precisato il sindaco Paul Rösch. «L’obiettivo del seminario sarà quello di raccogliere interessanti idee di esperti locali e stranieri sulla base delle quali poi avviare una discussione e un ampio confronto». Nei mesi scorsi, per dare un ordine alle cose, la giunta ha affidato all’Eurac un incarico da 60 mila euro al fine di predisporre tutta la piattaforma documentale necessaria al dibattito. Coinvolta l’Audis (associazione Aree urbane dismesse), organizzazione indipendente pubblico-privata che offre supporto agli operatori pubblici e privati impegnati in processi di rigenerazione urbana, l’Isocarp Institute, centro di eccellenza nella promozione degli ambienti urbani, e il Politecnico di Torino.













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